La Sicilia è una terra soggetta ad un alto rischio idrogeologico. Lo confermano i dati emersi dall’indagine sui comuni siciliani effettuata da Ecosistema Rischio 2009 e curata da operazioni Fiumi, la campagna di sensibilizzazione e prevenzione organizzata da Legambiente e dal dipartimento della Protezione civile. La ricerca mostra che il 70% dei comuni della Sicilia sono classificati a rischio idrogeologico e le province più colpite sono Messina e Caltanissetta, rispettivamente con 86% e 84% dei comuni. Nel 77% dei municipi intervistati, ci sono abitazioni site nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi e nelle aree a rischio frana. La situazione è resa ancora più allarmante dal fatto che nel 29% dei casi nelle zone a rischio sono presenti strutture sensibili quali scuole, ospedali e alberghi. Inoltre, secondo lo studio, sono 273 i comuni a rischio di frane o alluvioni. Nonostante la situazione, però, emergono segnali positivi sul fronte della pianificazione dell’emergenza e l’organizzazione della protezione civile locale: Il 69% dei comuni ha predisposto un piano d’emergenza con il quale fronteggiare frane e alluvioni; il 42% ha aggiornato il piano negli ultimi due anni; un altro 42% ha attivato una struttura di protezione civile attiva 24 ore su 24. Tali segnali positivi sono confermati anche dal vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri: “Regione, province e comuni della Sicilia sembrano avere posto le politiche della protezione civile tra le priorità di lavoro, ma questo settore va ulteriormente valorizzato e potenziato”. Non si può, purtroppo, affermare lo stesso sul versante delle politiche di mitigazione del rischio di frane e alluvioni dove c’è ancora molta strada da fare, come confermato dal fatto che solo il 9% dei comuni siciliani svolge un lavoro positivo di prevenzione.
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