"In Sicilia possiamo vincere" - Live Sicilia

“In Sicilia possiamo vincere”

“Non è vero che in Sicilia non si può dare battaglia e vincere”. Se il migliaio di militanti di sinistra che questo pomeriggio si sono ritrovati in un cinema del centro di Palermo cercavano una spinta di fiducia, l’hanno trovata nelle parole di Nichi Vendola, in città per fare crescere anche qui le sua “fabbrica”. Il portavoce nazionale di Sinistra ecologia e libertà, nonché presidente della Regione Puglia per il secondo mandato consecutivo, ha affabulato per più di un’ora e mezzo la platea che a stento la sala è riuscita a contenere; fuori, in piazza Verdi con il teatro Massimo a fare da sfondo, un altro centinaio di persone sotto la pioggia hanno seguito il vendoliano “racconto collettivo”.

Perché di una narrazione vera e propria si è trattato. Vendola nella vece dell’Io narrante, protagonista contemporaneo della sinistra italiana che deve ripartire, e per fare ciò si affida all’autoanalisi. Ricominciare poi nella terra che fu del “61 a 0” ormai quasi dieci anni fa, non è roba per deboli di braccia. Il Pd siciliano ci ha provato pensando bene di dare una mano al governatore siciliano nella formazione del governo a vocazione tecnica, quarto della serie lombardiana? Vendola non si scompone nel giudizio: “La cosa che mi colpisce di più è l’argomentazione che vuole questa azione politica come motivata dalla voglia di cambiare il destino, che vuole il centrosinistra destinato a soccombere; provare dall’interno a cambiare il sistema”. A questo punto Vendola si accalora, e non si trattiene dal bollare l’operazione “non come un’intelligente strategia, ma un pessimo suicidio”. Poi il ricordo dell’esperienza di Rita Borsellino (presente in platea) alle ultime regionali: “Già nel 2008 in Sicilia la sinistra è arrivata ad un soffio dalla vittoria, mancò solo un soffio in più – accusa Vendola -, e quella spinta non venne perché parte del centro-sinistra isolano che non voleva che Rita vincesse”. E giù applausi, di un pubblico che non aspettava altro che spellarsi le mani per un leader che per votarlo non devono turarsi il naso.

Quella di sinistra quasi sempre è stata una minoranza. Mai silenziosa, e mai come ora composita. C’è stato spazio oggi per tutte le galassie del “dissenso” palermitano: dal sindacato (con la segretaria regionale della Fiom-Cgil Giovanna Marano ad aprire i lavori prima di partire per Roma alla volta della manifestazione di domani) ai precari della scuola, dagli studenti agli organizzatori del Gay pride dell’estate scorsa. Il loro candidato premier ideale ce l’hanno, e l’hanno sentito abbracciare dal palco nel suo discorso tutte le motivazioni centrali dell’essere di sinistra. Ma di sinistra sono anche i due pensionati che, tra un applauso e l’altro, quando sentono parlare di transessualità si guardano perplessi, cercando di dare un senso a ciò che non gli hanno insegnato a capire.

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