CATANIA – Di certo le fiamme non hanno rispettato il calendario: se la stagione antincendio siciliana è iniziata l’1 giugno, infatti, gli incendi di vaste aree boschive sono iniziate ben prima, come il rogo del 6 maggio che ha ingoiato una parte della montagna di Erice. Il problema degli incendi si ripropone tutti gli anni e sempre nello stesso modo, al punto che la Regione, per il 2022, ha cercato di rispondere con nuovi mezzi e un nuovo piano a livello territoriale. Ma il problema è sempre nella manutenzione ordinaria che manca, e che potrebbe vanificare ogni sforzo.
I protocolli e gli stanziamenti
Non si può dire che non ci sia stato uno sforzo per fronteggiare l’emergenza, da parte della Regione. I segnali sono stati diversi: dall’anticipo della data di inizio della stagione antincendio, che quest’anno è partita 15 giorni prima rispetto al passato, allo schieramento di droni, elicotteri e mezzi aerei per la sorveglianza. L’ultima novità in ordine di tempo è la stipula di una convenzione con i Vigili del fuoco che porterà 13 squadre aggiuntive sull’isola per fare fronte ai roghi.
Il quadro è quello dei nuovi protocolli regionali che prevedono la collaborazione di tutti gli enti coinvolti nella prevenzione e nelle operazioni antincendio, dal Corpo forestale della Reigone al sistema di volontari della Protezione civile. In particolare, per tutto il mese di maggio si sono svolte delle riunioni territoriali, a livello di provincia, che hanno coinvolto i rappresentanti di Vigili del fuoco, Protezione civile, Corpo forestale e Dipartimento sviluppo rurale. Il punto era pianificare al meglio la prevenzione e gli interventi sul luogo.
Anche sul fronte dei finanziamenti alla campagna antincendio sembrano esserci miglioramenti. La Regione ha destinato alla campagna antincendio 66 milioni di euro. I soldi sono stati stanziati in Finanziaria fino a fine luglio, il resto sarà trovato con una variazione di bilancio, ma su questo non sembrano esserci grosse preoccupazioni: “Questo è il primo anno in cui hanno trovato subito tutti i fondi – dice Maurizio Grosso, segretario generale del Sifus Confail – e non con tre o quattro variazioni di bilancio come in passato. Siamo abbastanza sereni, su questo”.
Gli interventi ordinari
Tutto pronto, se non fosse che l’emergenza incendi ha smesso di essere un’emergenza da tempo, e che su quest’altro tema, sul lavorare per cancellare alla radice i problemi che causano gli incendi, la Regione sembra avere fatto pochino. La manutenzione ordinaria, ad esempio, ovvero la pulizia regolare e sistematica dei fondi boschivi, della vegetazione e delle sterpaglie, è rimasta ferma. “Nel settore boschivo – dice Maurizio Grosso – non si fa manutenzione ordinaria secondo il ciclo biologico, in modo da fare poi i viali tagliafuoco. Le opere quest’anno non sono state fatte, e reagire solo con più mezzi è un po’ come iniziare a costruire una casa dal quarto piano”.
Le stesse squadre antincendio fanno un lavoro molto diverso a seconda che un bosco sia pulito o sia zeppo di erba alta e secca: “In un bosco in cui le cose siano fatte secondo il ciclo biologico si riesce ad avere un terreno davvero sgombro, e gli interventi possono procedere con molta più efficacia”. Sull’altro fronte, quello delle strade interpoderali e dei terreni di competenza dei comuni, la Regione emette ogni anno delle ordinanze per spingere i sindaci a pulire le strade e i terreni dalle sterpaglie, ma i comuni spesso non hanno personale sufficiente, o non si riescono a trovare i proprietari dei terreni privati da ripulire.
A questo si somma anche il problema della mancata manutenzione delle strade di montagna e di campagna: “Come è ovvio – dice Grosso – gli incendi non si sviluppano in prossimità dei presidi antincendio, e i terreni devono essere raggiunti. Capita spesso però che le strade siano bloccate da muri, terreni, frane, tronchi e ogni altro genere di ostacolo, rendendo molto più difficile arrivare sulle fiamme con i mezzi. I quali mezzi sono comunque, in molti casi, obsoleti”.
Gli operai forestali
La prevenzione andrebbe fatta lungo tutto l’anno, in altre parole, e non solo il mese prima che le fiamme inizino a bruciare tutto. Proprio per questo diversi sindacati hanno presentato delle proposte di legge per assumere lungo tutto il corso dell’anno gli operai forestali addetti alla manutenzione, e abbandonare così il modello che li divide in scaglioni: quelli che lavorano 78 giorni all’anno, quelli che lavorano 101 giorni, quelli assunti per 151 giorni e quelli a tempo indeterminato. “In questo modo – dice Grosso – si potrebbero mettere insieme diverse esigenze, e si potrebbe garantire un servizio di pulizia di boschi, poderi, spiagge e torrenti per tutto l’anno”.
La riforma dei forestali è in effetti un’altra emergenza che dura da decenni. Gli ultimi tentativi di portare una legge per razionalizzare il lavoro degli operai e le loro assunzioni sono stati fatti proprio dal governo di Nello Musumeci. Che però proprio ai primi di maggio ha congelato ogni cosa: appuntamento all’autunno, dopo le elezioni regionali.