PALERMO- “Non siamo pronti, rischiamo di rivedere gli incendi drammatici dell’anno scorso”. Davide Apprendi è un vigile del fuoco palermitano, sindacalista della Confsal. Un uomo di campo. Quello che dice riporta alla memoria il grande rogo siciliano della scorsa estate.
Fu una stagione di fuoco, a più riprese e lasciò reperti di cenere, lacrime e disperazione. A un anno di distanza la paura di allora è attutita dalla lontananza. “Perché – diceva qualcuno – la maledizione degli uomini è che essi dimenticano”.
Il caldo è tornato, come sempre. “L’emergenza incendi – spiega il vigile del fuoco Apprendi – non può nemmeno definirsi tale. Non siamo davanti a un fatto inaspettato. Questa città e questa regione sono preda di un attacco premeditato da parte dei piromani”.
Ecco l’elenco dei problemi, secondo la Confsal. “Abbiamo bisogno di più mezzi, sono arrivati i pick up antincendio alla Protezione Civile – dice il sindacalista – che però non ha personale sufficiente. Anche noi soffriamo per una importante carenza di uomini. Palermo ha l’età media più alta d’Italia, oltre i cinquant’anni. I colleghi più giovani hanno 38-40 anni”.
“Manca il venti per cento del potenziale necessario. C’è una parte della forza che non può essere operativa, per questioni legate alla salute – si continua -. C’è il nucleo di polizia giudiziaria, ci sono tante eccellenze che però non sono immediatamente reperibili per gli spegnimenti”.
“L’anno scorso – racconta Apprendi – sono arrivati rinforzi dalla Toscana, ma, con i tempi del viaggio, era già tutto finito. La settimana prossima avremo il concorso per caposquadra che impegnerà quaranta colleghi a Palermo e 143 in tutta la Sicilia. In caso di urgenza, si farà fronte, però con una logistica più complicata”.
“Con il bollino rosso dell’allerta – conclude il vigile del fuoco Davide – viene autorizzato il raddoppio dei turni. Significa che chi ha fatto la notte rimane in servizio. Non ci sono forze fresche. Sì, siamo a rischio”.
Un’analisi che ricalca quella del vigile del fuoco Gigi Amato, sindacalista della Fp Cgil.
“Abbiamo avuto una prima interlocuzione con la prefettura – dice Amato – per sottolineare l’esigenza di un aumento di organico in Sicilia e a Palermo. Aspettiamo la convenzione che ci permetterà di mettere in campo squadre aggiuntive boschive, per un intervento più rapido. Adesso ne siamo sprovvisti, la situazione è seria. Oltretutto, i trasferimenti nelle nostre autostrade, ove ci fosse bisogno, sono complicati”.
“E’ prevista – prosegue il sindacalista della Cgil – la presenza di ottantacinque colleghi per un turno di dodici ore, a Palermo. Fino a qualche tempo fa erano centodieci. Il messaggio che deve passare è questo: noi ce la mettiamo tutta, però non facciamo miracoli. Io mi sono fatto un anno di sala operativa, prevalentemente. C’ero, quando divamparono i roghi”.
Amato racconta: “La disperazione della gente ti colpisce, vorresti essere ovunque. Lo sai che potresti essere tu, che potresti soffrire tu… Chiediamo soltanto le condizioni per svolgere al meglio il nostro lavoro”.
Ci furono scene apocalittiche, nell’estate degli incendi. “Un caposquadra è stato pure aggredito, a Capo Gallo – dice Gigi Amato – per l’esasperazione”.
Qualcun altro, invece, irruppe nello spiazzale dei mezzi – raccontano -, mentre la Sicilia bruciava, e gridò all’attonito piantone: “Li guido io, basta che ci salviamo!”. Facce arrossate, lacrime e terrore che consiglierebbero, a lume di memoria, più attenzione, pure nella prevenzione privata. Ma la maledizione degli uomini è che essi dimenticano.