Sono sveglia, è ancora buio, il silenzio regna, tutti dormono a casa.
Accendo la tv e mi preparo un caffe; ed arriva l’urto di una notizia che non prevede lo spazio della speranza sono più di 200 i corpi finora recuperati a Valencia e si ignora il numero dei dispersi; un simbolo Angeline 4 mesi, giusto il tempo per imparare a volare come gli angeli….
Ricordo la narrazione di molti film che in un recente passato hanno profetizzato disastri climatici e se Geostorm sembrava fantascienza, oggi ci interroghiamo angosciati su un futuro a noi ignoto per gli imperscrutabili orizzonti.
L’imponderabile ci sorprende sempre impreparati; Matilde Lorenzi è morta. Impossibile non ricordare il terrore che accompagna il ricordo di questa parola; impossibile. Matilde, giovane atleta dell’Esercito promessa dello sci azzurro. Vorrei rimettere in sesto il tempo, farla indugiare alla partenza o rallentare ad una curva oppure per Lei, non essere mai stata lì, in quel giorno. È così bella Matilde, anche Lei non crescerà più.
Le frasi sono: “non ce l’ha fatta, “Ti ricorderemo sempre …” e poi ci sarà il Progetto in Memoria di Matildina; è tutto vero e come si fa a portare indietro la lancetta del tempo.
Piango, come non farlo, non mi emoziono di fronte al potere, non ho paura di combattere le imprese impossibili, ma di fronte a questo dolore rimango sempre attonita ed impotente.
Si cercheranno le spiegazioni, si parlerà del destino, si dimenticherà. Chi non potrà scordare, sono coloro che l’hanno amata e soprattutto i suoi genitori, come un filo invisibile percepisco il dolore di sua madre. Lei che pronuncia rivolgendosi ai giovani:
“Vogliatevi Bene, Bene, Bene, Puro Bene”
Ripenso alla morte atroce di Sara Centelleghe, perché si è trovata nel posto e nel momento sbagliato. E poi Aurora 13 anni, che dopo essere stata spinta oltre il limite del balcone, ha tentato disperatamente di afferrarsi alla ringhiera ed a quel punto secondo la ricostruzione degli inquirenti, il fidanzato l’avrebbe colpita fino a farla cadere nel vuoto verso interminabili istanti, verso la sua morte.
Mille volte lotterei fino alla morte, per salvare le loro giovani vite e non è possibile.
Quando scrivo cerco accuratamente di evitare di usare alcune parole per proteggere chi legge, dal dolore, ma oggi è difficile sfuggire alla fissità delle parole, oggi le parole sono anche immagini: il viso sorridente di Matilde, di Sara, di Aurora.
Il nostro tempo sembra aver dissolto ogni confine, compresi quelli stabiliti dai tabù e la trasgressione è divenuta un obbligo che non implica alcun sentimento di violazione La storia primordiale dell’umanità è piena di assassini.
Ed ancora oggi quella che i nostri figli imparano a scuola, come storia universale, non è in realtà altro che una lunga serie di uccisione fra i popoli e l’evento primordiale che inaugura la storia universale dell’umanità è il gesto di Caino che senza pietà uccide il fratello spargendo il suo sangue sulla terra non lasciando speranza
Forse l’arte, la musica, la bellezza ci salveranno perché quello alla cultura è uno di quei diritti fondamentali non solo del cittadino, ma anche della comunità, all’interno della quale egli vive e si riconosce. Di conseguenza, dovrebbe essere uno dei compiti primari dello Stato, nell’ambito del suo dovere – espresso in modo tanto bello e incisivo nella Costituzione – di “rimuovere gli ostacoli al pieno sviluppo della persona umana”, quello di far sì che l’accesso alla cultura, e la tutela dell’identità culturale di ognuno, sia garantito necessariamente a tutti i cittadini.
Condivido il pensiero del Ministro Giuli, viviamo nell’ epoca delle passioni tristi, e se Pathos è un sentimento forte, la tristezza e un’emozione accompagnata dalla mestizia.
Nel libro “L’epoca delle passioni tristi- Affrontare la sfida della tristezza” (di Miguel Benasayag e Ghérard Schmit) gli autori sono due psichiatri che operano nel campo dell’infanzia e dell’adolescenza. Preoccupati dalla richiesta crescente di aiuto rivolta loro, hanno voluto interrogarsi sulla reale entità e sulle cause di un apparente massiccio diffondersi delle patologie psichiatriche tra i giovani.
Un viaggio che li ha condotti alla scoperta di un malessere diffuso, di una tristezza che attraversa tutte le fasce sociali. Viviamo in un’epoca dominata da quelle che Spinoza chiamava le ‟passioni tristi”: un senso pervasivo di impotenza e incertezza che ci porta a rinchiuderci in noi stessi, a vivere il mondo come una minaccia, ed i problemi dei più giovani sono il segno visibile della crisi della cultura moderna occidentale
Le passioni tristi ci opprimono: l’odio, la gelosia, l’iracondia, tutte quelle passioni che deprimono, abbassano il nostro potere di esistere, ci precludono la possibilità di sperimentare la gioia
Sono rimasta folgorata dalla presenza al Teatro Massimo di Federico Faggin e dal suo messaggio profondo. Lui dice che: la scienza parte dalla fisica ed è una in tutto il pianeta, perfino la fisica quantistica non dice nulla sull’interiorità. La cooperazione è l’essenza che porta a questa unità, dobbiamo lavorare per la cooperazione. Perché. se siamo tutti parti intere di uno, il male che facciamo a un altro lo facciamo a noi stessi, il bene che facciamo ad un altro lo facciamo a noi stessi.
Il metodo scientifico ha codificato in leggi la realtà, fino ad arrivare alla fisica quantistica il cui senso è opposto alla fisica classica di Newton che descrive gli oggetti nello spazio-tempo. Noi esseri umani abbiamo la capacita di sapere che non sappiamo, diversamente da un computer che passa unicamente da una misura matematica ad un’altra perché non possiede la coscienza.
La scienza è un tipo di conoscenza che oggi sovrasta le altre dimensioni, ma è la filosofia che ha il compito di tutelare ed essere sentinella del divenir del mondo ed affermare che la più grande forma di intelligenza è l’emotività perché’ per “potere navigare è necessario essere convinti che il mare esiste” per provare i sentimenti bisogna sperimentare le emozioni.
Concludo pensando ad un film girato nel 2023 su Italo Calvino, scrittore molto amato, di cui ho letto tutto con gioia, con rapimento. Lui dice: “L’unica cosa che vorrei insegnare è un modo di guardare cioè di essere in mezzo al mondo, mi è rimasta l’idea che vivere in pace e libertà, sia una fragile fortuna che da un momento all’ altro potrebbe essermi tolta nuovamente”.
“L’azione mi è sempre piaciuta più dell’immobilità, la volontà più della rassegnazione, l’eccezionalità più della consuetudine. Se il mondo diventa sempre più insensato, l’unica cosa che possiamo fare, è dargli uno stile…”. Bella parola Stile mi riconduce all’origine a ciò ‘che caratterizza l’identità; siamo infiniti siamo Uno.
Ed io sono certa, veramente certa che non moriamo mai
“Il resto è silenzio”. Questo il commiato di Amleto mentre cala pesante il velluto del sipario sul suo epilogo che per empatia lo riconduce a tutta l’umanità, a noi.