E' stata rigettata l'archiviazione sull'azienda Vittorio Emanuele di Catania. Tutto era partito dopo la denuncia di un infermiere dell'ospedale. Sul caso interviene Calogero Coniglio, segretario regionale del Cni-Fsi.
CATANIA. Centoventi giorni per identificare chi decide e quali sono i criteri di distribuzione dei premi di incentivazione nell’azienda ospedaliera Vittorio Emanuele di Catania, che nel 2009 sono stati 1,7 milioni di euro. Lo ha disposto il presidente dei Gip di Catania, Nunzio Sarpietro, rigettando l’archiviazione dell’inchiesta contro ignoti avanzata dalla Procura. Il Giudice ha chiesto accertamenti sui destinatari dei premi e su chi decide quanto e a chi vanno assegnati.
L’inchiesta era stata aperta dopo la denuncia di un infermiere dell’ospedale catanese per accertare l’esistenza di eventuali irregolarità nell’assegnazione dei premi di produzione da parte dell’azienda ospedaliera catanese. Il suo legale, durante l’udienza camerale, nell’opporsi all’archiviazione del fascicolo sollecitata dalla Procura ha portato come esempio quanto ha pubblicato nei mesi scorsi il quotidiano di Catania, La Sicilia, esibendo copia dell’articolo, sugli incentivi versati per il periodo 2011-2012: un chirurgo affermato, primario di un reparto tra più attivi del Vittorio Emanuele, ha avuto 1.600 euro, mentre i premi per i dirigenti amministrativi erano compresi tra i 22mila e 60mila euro. Il presidente dell’ufficio del Gip, Nunzio Sarpietro, ha disposto di individuare chi decide, quali sono i criteri di distribuzione e disposto anche una perizia contabile sugli incentivi.
In merito all’inchiesta sugli incentivi all’ospedale del Vittorio Emanuele di Catania, interviene Calogero Coniglio, segretario regionale del Cni-Fsi e delegato regionale della Fsi.
“Il collega – dichiara Coniglio – ha denunciato la disparità di trattamento nella ripartizione delle somme di produttività all’interno del Vittorio Emanuele e, in particolare, tra sanitari e amministrativi, quest’ultimi privilegiati in quanto avrebbero intascato di più stando dietro ad una scrivania rispetto agli infermieri, che in prima linea tutti i giorni lavorano nelle corsie a fianco dei pazienti, con personale sotto organico e alti carichi di lavoro, senza gratificazioni”.
“All’epoca non ero Rsu ma se quanto denunciato dal collega fosse vero – continua Coniglio- abbiamo piena fiducia nella Procura per far luce e avere la verità su quanto accaduto. In particolare medici e infermieri mandano avanti gli ospedali e quindi se ci sono questi incentivi si dovrebbe fare al contrario, devono essere distribuiti più ai sanitari che agli amministrativi. Per fare cioè si potrebbero utilizzare parametri di valutazione diversi tra amministrativi e sanitari, proprio perché la tipologia di lavoro è differente”.
“Rispetto il lavoro di tutti- conclude Coniglio – ma lo stipendio va calcolato e retribuito proporzionalmente alla responsabilità e ai rischi che si corrono, basti pensare alle spese legali per denunce, assicurazioni per colpa grave che sostengono infermieri e sanitari. Spese che non coinvolgono gli amministrativi che si occupano di burocrazia”.