Infuocato e croccante,| ecco a voi il Pan del Diavolo - Live Sicilia

Infuocato e croccante,| ecco a voi il Pan del Diavolo

Fermenti lattici vivi
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Se il diavolo potesse mangiare del pane lo vorrebbe robusto, ben cotto e croccante. Ma il pane, si sa, il diavolo non lo assaggia, piuttosto si nutre di blues e di tutti quelli disposti a vendergli l’anima pur di metter giù delle note. Che contratto abbia fatto laggiù, tra le fiamme, “Il pan del diavolo”, non vogliamo saperlo perché basta nutrirsi dalle note che ne vengono fuori. Chitarra, sonagli e una bella grancassa per creare l’impasto su cui mettere sopra una dissacrante voce, a volte volutamente vicina alla stonatura, che condisce il tutto come il sesamo sulla crosta.

Tutto questo è opera di un giovane palermitano, Pietro Alessandro Alosi, che, insieme ad Alessio Fabra, ha messo su un’idea musicale stravagante ed insieme innovativa. “Immagino la mia musica – dice la mente del Pan del diavolo – come uno skyline di bottiglie vuote”. Parafrasando, dentro ognuno può metterci ciò che vuole. I testi sono acuti, il ritmo incalza ed i titoli scelti per mettere su un Ep di prossima uscita sono da copertina: “Coltiverò l’ortica”, “I fiori”, “Il pan del diavolo” e “Stile Roberto il maledetto”.

Questo Ep apre una parentesi su cui è bene soffermarsi un attimo. Dall’unione del musicista Fabio Rizzo e dall’attore Davide Enia nasce infatti una nuova etichetta discografica, tutta palermitana, che sembra già avere dentro un carico di bollicine tali da far saltare da sole il tappo alla bottiglia. “La 800A records – afferma con orgoglio Fabio Rizzo – vuole essere indipendente e palermitana. L’obiettivo è quello di far succedere qualcosa in un luogo dove tutto sembra morto. La differenza, qualunque sia il risultato, sta proprio tra il non fare ed il fare”.
Una bella scommessa che in parte è già stata vinta con la prima produzione discografica. L’attenzione alla qualità c’è tutta, la voglia anche. Non resta che mettere su il disco, chiudere gli occhi, e farsi prendere da queste note infuocate.

di Dario La Rosa


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