Ingroia contro la "maxiparcella" | Il legale ribatte: "Non è vero" - Live Sicilia

Ingroia contro la “maxiparcella” | Il legale ribatte: “Non è vero”

L'ex pm Antonio Ingroia, oggi amministratore unico della società Sicilia e-Servizi, lo ha accusato di avere chiesto "tre milioni di euro senza avere un contratto". L'avvocato, che lavora a Catania, taglia corto: "Una vicenda che non sta né in cielo né in terra".

SICILIA E-SERVIZI
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PALERMO – “Una parcella da 3 milioni di euro senza un contratto? È una cosa che non sta né in cielo né in terra”, tuona l’avvocato catanese Andrea Musumeci.

Il neo amministratore unico di Sicilia e Servizi, Antonio Ingroia, lo ha tirato in ballo, facendone nome e cognome, nel corso di una conferenza stampa. L’ex pm, chiamato al capezzale della partecipata regionale, è andato oltre parlando di “consulenze che non corrispondono all’attività prestata. Fatti gravissimi”. A tal punto da ritenere doveroso spedire gli atti alla Procura della Repubblica di Palermo dove Ingroia ha lavorato per anni prima di scendere in politica. Insomma, per Ingroia saremmo di fronte ad “un regime di sprechi” contro cui ha dichiarato guerra.

Il primo a subirne le conseguenze potrebbe essere Andrea Musumeci. Che, però, ribatte stizzito: “E’ una parcella frutto di una causa in corso. E pure calcolata ai minimi tariffari”. Di soldi, in verità, l’avvocato Musumeci ne aveva chiesti molti meno: “400 mila euro, che non mi hanno pagato”. E perché avrebbero dovuto farlo, visto che, se è vero ciò che ha detto Ingroia, non c’era un contratto? “Emanuele Spampinato (l’ex presidente di Sicilia e Srevizi ndr) mi ha affidato l’incarico ai minimi tariffari – spiega Musimeci -. L’incarico c’era e c’era pure il contratto. Poi Spampinato viene fatto fuori, arriva Vitale (Antonio Vitale, il successore di Spampinato ndr) a cui ho detto che se non mi avessero dato i soldi che mi spettavano mi sarei rifatto al contratto. Gli avrei fatto causa chiedendo 3 milioni”. Come è andata? “Nessuna risposta. Né la prima né le successive volte. E alla fine gli ho fatto causa”.

Non solo, Musumeci ha già incassato un punto a favore perché il 28 marzo scorso il giudice del Tribunale civile di Catania, Vera Marletta, ha disposto il sequestro conservativo di tutti i beni immobili e mobili di Sicilia e Servizi fino a raggiungere il valore di 3 milioni e 72 mila euro, perché, scrive ancora il giudice, “tale credito allo stato sembra essere legittimamente sorto dall’attività stragiudiziale di consulenza ed assistenza espletata in favore della Sicilia e Servizi, attività posta in essere in esecuzione di specifico mandato conferito al Musumeci dal presidente della società, titolare, tra gli altri, del potere di nomina di avvocati e periti”. Pare, dunque, che Spampinato potesse nominare Musumeci.

Quest’ultimo rivendica i risultati del lavoro svolto. Dice di avere passato al setaccio tutti i contratti della partecipata. Di avere sistemato il marasma che c’era negli accordi fra Sicilia e Servizi e il vecchio socio di minoranza, Sisev, che deteneva il 49 per cento del pacchetto azionario. “Non mi risulta che Ingroia – da Musumeci parte una stoccata per l’ex pm – si sia interessato delle vicende di spessore ben maggiore che riguardano i rapporti di debito e credito con il socio di minoranza. Guardi, il problema non è Ingroia. Non mi importa ciò che dice. C’è una causa in corso e un giudice stabilirà chi ha ragione. Io sono ancora pronto a tornare a chiedere la cifra iniziale. Il problema sono i mille milioni di euro che potevano essere utilizzati per aiutare la Sanità, il 118, la Protezione civile (Sicilia e servizi gestisce alcuni software impiegati in vari settori ndr), ma non si è fatto nulla. Vorrei tutelare la Sicilia, il problema non è Ingroia Che oggi non siamo riusciti a contattare ndr)”.


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