CATANIA. L’avviso di conclusione indagine dell’inchiesta su presunti favori a una dipendente della Società interporti siciliana (Sis) Spa è stato emesso dalla Procura di Catania nei confronti di sette indagati. Tra loro anche l’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone (Fi), il suo ex assistente e coordinatore della segreteria, Giuseppe Li Volti, e l’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao (Azione).
Sono indagati per induzione indebita a dare o promettere utilità.
L’indagine
Al centro dell’inchiesta le presunte sollecitazioni dell’ex deputato regionale Nino D’Asero, 70 anni, una vita nella politica nel centrodestra e da poco vicino ad Azione, nei confronti di Falcone, Armano e Li Volti per fare pressioni sull’allora amministratore unico della Sis, Rosario Torrisi Rigano, 69 anni, per la revoca del licenziamento di una dipendente, Cristina Sangiorgi, e a nominarla responsabile relazioni esterne della società.
Alla donna inoltre doveva essere garantita “una posizione lavorativa alla stessa gradita” e nei suoi confronti dovevano essere sospese “procedure disciplinari e le sanzioni comminatele per il rifiuto di lavorare in smart working” durante la pandemia da Covid.
Dalle indagini dei carabinieri del comando provinciale di Catania, avviate nel settembre del 2019, sarebbe inoltre emerso “un accordo corruttivo intercorso tra Torrisi Rigano e l’imprenditore Luigi Cozza, titolare della Lct Spa, grossa società del settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica e della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo logistico dell’Interporto di Catania”.
Secondo l’accusa, “Cozza avrebbe assunto la nuora di Torrisi Rigano e promesso vantaggi futuri all’amministratore” della Sis, che è indagato anche per essersi “appropriato di 2.850 euro dal conto della società “, a cui aveva accesso. I reati ipotizzati a vario titolo dalla Procura sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli.
“In relazione all’indagine che riguarda la Società Interporti Siciliani, voglio sottolineare la mia totale estraneità a ogni tipo di contestazione. Nella mia precedente veste di assessore alle Infrastrutture, infatti, non sono mai entrato nelle dinamiche interne della Società Interporti, se non per accelerare e sbloccare procedure amministrative volte a rilanciare ed efficientare la società partecipata della Regione”, è stata la replica data da Falcone nel giorno in cui si è diffusa la notizia dell’indagine.
La replica di Gaetano Armao
“In relazione all’avviso di conclusione indagini per la presunta induzione nei confronti dell’amministratore di una società partecipata dalla Regione Siciliana (la Società Interporti Siciliani s.p.a.) per la revoca del licenziamento di una dipendente, ovvero nella ritenuta richiesta garantire alla stessa una migliore condizione di lavoro, il Prof. Avv. Gaetano Armao precisa di non aver mai posto in essere alcuna pressione nei confronti dell’Amministratore Unico della SIS s.p.a. Torrisi Rigano, ne di avergli espresso interesse alcuno per vicende lavorative”, si legge in una nota diffusa alla stampa.
E ancora: “I legali, avvocati Ottaviano Pavone del foro di Palermo e Andrea Pruiti Ciarello del foro di Catania, stanno acquisendo tutta la documentazione contenuta nel fascicolo del P.M. Dalla prima lettura degli atti d’indagine si evince chiaramente che l’ipotesi accusatoria sia incentrata su alcune intercettazioni telefoniche e ambientali, che peraltro chiamano in causa altri soggetti”.
“La difesa del Prof. Armao ritiene che, se fosse stata acquisita la documentazione riguardante i controlli e la vigilanza esercitati nei confronti della SIS s.p.a., sarebbe agevolmente emersa l’assoluta correttezza del comportamento tenuto dall’ex Assessore all’Economia Armao, il quale non solo non ha mai posto in essere alcuna pressione illegittima nei confronti di Torrisi Rigano, ma ha agito sempre esclusivamente nell’interesse pubblico e nel rispetto assoluto della legalità. – aggiunge il comunicato – Per tali motivi, fiduciosi nel proficuo contraddittorio, i difensori chiederanno alla Procura della Repubblica di Catania l’interrogatorio per potere dimostrare, anche attraverso ampia ed articolata documentazione, l’assoluta estraneità alla vicenda”.