Intimidazione al sindaco | A fuoco la casa del padre - Live Sicilia

Intimidazione al sindaco | A fuoco la casa del padre

Il sindaco di Licata Angelo Cambiano

Cambiano: "Sono provato". La solidarietà dei sindaci agrigentini

LICATA (AGRIGENTO) – E’ stata incendiata la casa di campagna, in contrada Stretto, di Rosario Cambiano, 65 anni, insegnate in pensione, padre del sindaco di Licata, Angelo, eletto, con l’appoggio di tre liste civiche del centrodestra, lo scorso giugno. Il primo cittadino di Licata sta portando avanti, insieme alla Procura di Agrigento, dopo aver sottoscritto lo scorso 7 ottobre il protocollo d’intesa, gli interventi di demolizione delle case abusive di contrada Torre di Gaffe. Un paio di settimane fa quando l’impresa aggiudicataria subì delle intimidazioni, Cambiano era stato chiaro: “Questa città non si piega all’illegalità”. In contrada Stretto sono ancora al lavoro le squadre dei vigili del fuoco del distaccamento di Licata e del comando provinciale di Agrigento. Sul posto polizia di stato e carabinieri. La Procura di Licata ha aperto un’inchiesta.

L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Agrigento che ha aperto un fascicolo sull’accaduto. Una stanza della villetta, tutta su un’unica elevazione a pianterreno, della casa di famiglia del sindaco di Licata, Angelo Cambiano, 34 anni, è distrutta. Le tre squadre dei vigili del fuoco di Licata ed Agrigento sono però riuscite, almeno per il momento, a circoscrivere le fiamme. Secondo una prima ricostruzione investigativa, qualcuno poco prima delle 21 ha rotto una finestra, è entrato dentro ed ha cosparso gli interni di liquido infiammabile. La casa di campagna si trova in contrada Stretto nei pressi della vecchia strada per Ravanusa (Ag) ed è formalmente intestata al padre del sindaco: Rosario di 65 anni, ma è in uso a tutta la famiglia. Sul posto sono presenti polizia di Stato e carabinieri.

“Sono senza parole. E’ un momento davvero molto particolare”. Lo ha detto, con un filo di voce, Angelo Cambiano che sulle demolizioni degli immobili abusivi ha sempre sostenuto di “non avere fatto altro che applicare la legge, ciò che la politica non ha fatto in oltre 40 anni visto che è del ’76 la norma che stabilisce che sono abusivi gli immobili edificati entro i 150 metri dalla battigia”.

*Aggiornamento ore 11.11

“Non ho chiuso occhio. Sono provato. Al ministro dell’Interno Angelino Alfano chiederò, così come è stato fino ad ora, la vicinanza dello Stato, della Prefettura di Agrigento e delle istituzioni tutte. Non si può mandare allo sbaraglio un sindaco in questa maniera. Il problema dell’abusivismo edilizio riguarda tutta la nazione, non certamente soltanto Licata”. Lo ha detto il sindaco Angelo Cambiano, 34 anni, eletto da circa 9 mesi, bersaglio ieri sera di una intimidazione: qualcuno ha incendiato la casa di campagna, in contrada Stretto, intestata al padre ma utilizzata da tutta la famiglia. “Chiederò al ministro Alfano – ha aggiunto Cambiano – di far intervenire il genio militare. Io vengo additato come il sindaco demolitore e dopo questo episodio ho paura per la mia incolumità e per quella della mia famiglia”.
Quaranta sindaci dell’Agrigentino si sono dati appuntamento a Licata (Ag) per manifestare solidarietà nei confronti del collega. “Domenica all’Arena di Giletti, abbiamo visto Angelo Cambiano spiegare la normalità delle demolizioni degli immobili abusivi – dicono i sindaci dell’agrigentino, attraverso Emilio Messana – Un’ottima figura per la Sicilia e i suoi amministratori. L’affermazione del diritto crea scandalo, fa del suo primo cittadino un eroe, suo malgrado. Oggi saremo a Licata per manifestare la nostra solidarietà e l’indignazione. Alla comunità di Licata, profondamente offesa da questo vile attentato, la nostra vicinanza. Ad Angelo Cambiano il nostro incoraggiamento ad andare avanti nella difesa della nostra terra e dei valori della legalità”.

“Angelo Cambiano esposto sempre più. Si è contribuito a delineare un capro espiatorio, personalizzando una responsabilità che invece va riscontrata nella essenza della legge messa in atto dallo Stato, con la partecipazione di tutte le sue componenti e non da un unico protagonista. Dato il clamore televisivo che ha suscitato il caso demolizioni di Licata, decidono di alzare il tiro per ostentare la loro determinazione e che fanno? Bruciano la casa al sindaco Cambiano. Vedi quanto schifo!”. Lo scrive, su Facebook, il sindaco di Palma di Montechiaro (Ag) Pasquale Amato, anche lui ha sottoscritto il protocollo d’intesa con la Procura di Agrigento per la demolizione di immobili abusivi. “Un sindaco – ricorda Amato – giura sulla Costituzione ed è pura follia attendersi da lui il Masaniello degli abusivi e delle violazioni della legge! Egli non può che dire quello che è giusto che sia: l’applicazione della legge. E se lo fa non è perché è insensibile, ma perché l’illecito è illecito e la sua permanenza è violazione sui diritti comuni! Forse, però – conclude il sindaco di Palma di Montechiaro – una minore esposizione non farebbe inasprire lo scontro fra la follia e lo Stato” Anche a Palma di Montechiaro sono state eseguite le demolizioni: la prima fase si è conclusa lo scorso 31 marzo. Rispetto al previsto sono stati soltanto due i portici ed altrettante recinzioni, che erano stati chiusi abusivamente, di palazzine dell’Istituto autonomo case popolari ad essere rasi al suolo. Per altri due portici i proprietari si sono mossi in maniera autonoma.

“Non è concepibile che i neo amministratori debbano fronteggiare problemi irrisolti da decenni, addossandosi responsabilità enormi a fronte dell’inerzia delle istituzioni e senza che nessuno si preoccupi di tutelare la loro incolumità”. Lo hanno detto Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale dell’Anci Sicilia, commentando la notizia dell’atto intimidatorio subìto da Cambiano. “Non si può chiedere ai primi cittadini di fare gli eroi – aggiungono Orlando e Alvano – ma è necessario intervenire, anche con misure straordinarie, facendo sì che il necessario rispetto delle regole sia accompagnato da adeguati interventi sul piano della sicurezza e del sostegno sociale ed economico”. “Nel Mezzogiorno – concludono il presidente e il segretario generale dell’associazione dei comuni siciliani – è a rischio il patto sociale tra cittadini e istituzioni e non è pensabile che l’unica garanzia per preservarlo debbano essere i sindaci, gli stessi che hanno saputo tenere unite le proprie comunità durante questa crisi profonda, malgrado responsabilità sempre più gravose e risorse sempre più limitate”.


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