CATANIA – Una responsabilità. È questa la parola chiave di Maurizio Caserta, candidato alle prossime elezioni per la poltrona di sindaco di Catania. Professore di economia, Caserta non è nuovo alla politica; con l’amministrazione Stancanelli ha collaborato come componente del Comitato scientifico degli Stati generali. Ma stavolta scende in campo in prima persona “perché questo è lo snodo storico in cui ci si può inserire” – spiega a LivesiciliaCatania.
“Tutte le funzioni hanno rilevanza pubblica e a volte si diventa consapevoli di avere una responsabilità – continua – e si cerca di estenderla. Tutti noi cominciamo a ritenere insufficiente la rappresentanza tradizionale e a vedere meglio il cattivo comportamento delle istituzioni e di coloro che hanno operato all’interno di queste”. Sono queste, quindi, le condizioni che hanno spinto Maurizio Caserta a volersi spendere per Catania e a volersi misurare con la gestione della cosa pubblica. “È questo che mi ha convinto ad assumermi in maniera più esplicita questa responsabilità di accrescere il mio ruolo nella funzione pubblica che, in qualche modo, ognuno di noi svolge. Questo è il punto”.
La crisi delle istituzioni e della rappresentanza da un lato, quindi, e un senso di cittadinanza più ampio possibile dall’altro, le molle che hanno portato il professore a fare un passo in avanti, stabilendo di dedicarsi alla rinascita di Catania. “Io credo che per la nostra città, quello che ho appena detto è ancora più vero – continua Caserta – nel senso che il comportamento della società politica, che è diversa dalla società civile, è apparso insoddisfacente. Questo non significa che le responsabilità della situazione attuale siano solo della politica: anche la società ha la sua grossa parte di responsabilità perché ha permesso tutto questo e non ha avuto il coraggio di fare scelte forti e costose”.
Una candidatura che mira, quindi, a recuperare le redini di una situazione ormai sfuggita di mano “e in cui nessuno si è assunto il compito di pensare agli altri: i giovani, i ragazzi, tutti quelli che tra dieci anni si ritroveranno in un contesto economico e istituzionale ormai impoverito”. La ricetta di Caserta è, tutto sommato, semplice, almeno a parole: la base è pagare i debiti cominciando da una profonda revisione della spesa. Secondo step, aumentare le entrate attraverso una lotta all’evasione e all’elusione più efficace e, infine, valorizzare il patrimonio immobiliare. “Il punto centrale è che le ultime gestioni della cosa pubblica hanno distrutto opportunità – continua Caserta – con responsabilità di vario tipo e diffuse. Il Comune non deve solo garantire i servizi ma anche guidare la città”.
Sfruttare le risorse naturali, il mare, “il giardino” che è la piana di Catania, oltre l’Etna e Sant’Agata, “evento poco sfruttato e sottoutilizzato”, rimettere in moto l’economia sana e, soprattutto, non contrastare i cambiamenti economici a livello globale, ma accompagnarli in modo che siano meno traumatici, altri ingredienti della ricetta Caserta. “Il rilancio passa dall’uso sostenibile del territorio – continua – che deve essere competitivo. L’errore più grande di Stancanelli – prosegue – malgrado gli sforzi encomiabili, la volontà di risanare la situazione delle finanze e quella di comunicare con la città attraverso gli Stati generali, è stata proprio quella di aver difettato di lungimiranza e programmazione, facendosi risucchiare dalle emergenze”.
Sa il fatto suo, Maurizio Caserta, e sembra avere idee e carte in regola per partecipare all’agone politico della prossima primavera, che incoronerà il nuovo sindaco di Catania, ma non esclude la possibilità di concorrere alle famose “primarie allargate” di cui tutti, ultimamente, parlano. “Il nostro progetto di aggregazione è di natura civica; è come un condominio – spiega – non c’è né la destra né la sinistra, ma il bene fondamentale che è l’idea di cittadinanza. L’offerta del centrosinistra non è sovrapponibile con il nostro progetto, così come non lo è quella di centro destra. Le primarie comunque – conclude – sono uno strumento interessante e, se effettuate con trasparenza e in modo serio, sono un esercizio di democrazia cui non ci si può sottrarre”.