Alle 21.48 passerà l’ultima Ypslon. Gino Cosenza monterà i fari. Sarà l’ultimo a farlo, nello stabilimento di Termini Imerese. Poi, gli abiti in un sacchetto, e via per sempre. (NEL VIDEO DI MARTINA MILIANI LA DISPERAZIONE DEI LAVORATORI)
Gino ha appiccicato sulla sua maglia blu targata “Lancia” alcuni adesivi. “Futura Termini”, c’è scritto. Sembra che sfottano un po’. “Futuro? Ecco il nostro futuro”, dice Luciano Russo, che lì dentro ha fatto il sindacalista per la Fiom. “Quel ‘Futura Termini’, tre anni fa, era un progetto che prevedeva dei corsi per potenziare il personale. Ecco dove siamo finiti”.
Da poco s’è conclusa l’ennesima assemblea dei lavoratori. Dal palco, i rappresentanti sindacali hanno spiegato che tutto si deciderà il 30. E che comunque, Fiat andrà via. I vertici hanno deciso che non ci saranno più stipendi. Solo Cassa integrazione.
“E come faccio a tornare dentro? – dice Gino – come faccio a rimettermi a lavorare per le stesse persone che hanno deciso che non avrò più un lavoro, dopo15 anni spesi in questa fabbrica?”. Già, l’ultimo faro piazzato sulla Ypslon spegnerà la luce sull’esperienza Fiat a Termini.
Per qualcun altro, il futuro è, se possibile, persino più spaventoso. Una signora bionda è in lacrime. Non vuole parlare con i giornalisti. Cerca Roberto Mastrosimone, il sindacalista della Fiom. Le è arrivata una lettera di licenziamento. Dal 31 dicembre, per lei e per i 51 colleghi dell’azienda “Manital” non ci saranno nemmeno di ammortizzatori sociali. Dal primo gennaio 2012, il vuoto. Oggi era previsto un incontro tra l’impresa e la Regione, ma non ha avuto esito. Piange, la dipendente della ditta di pulizie che lavora da anni dentro lo stabilimento di Termini. L’azienda ha deciso di licenziare tutti, in attesa che le venga assicurato il rinnovo dell’appalto dentro i cancelli. “Io ho sessant’anni”, dice un collega lì vicino. Non vuole dire il suo nome, nemmeno lui. “Dove vado a sessant’anni?”.
“Bisognerà trovare una soluzione per tutti, anche per i lavoratori dell’indotto e dei servizi”, ammonisce Mastrosimone dal palchetto. Mentre tra la folla rischia di nascere la più classica guerra tra poveri. Lavoratori Fiat e lavoratori dell’indotto, operai e impiegati, vecchi e giovani. A spartirsi, pare, il poco ossigeno messo a disposizione dal prossimo accordo sindacale.
“La Dr? – si chiede Gino – non è importante oggi dire se ci piace o no. Abbiamo questa. È l’unica nostra speranza”. Intanto, i lavoratori confermano le proprie intenzioni. Stasera, dalle dieci, insieme alla Cassa integrazione, scatta anche il presidio di fronte ai cancelli.
“Non ce ne andremo di qui – grida Mastrosimone – almeno fino al 30 novembre, quando ci attendiamo delle risposte. Fino ad allora, dallo stabilimento non uscirà nemmeno un chiodo”. E nemmeno quella macchina alla quale Gino Cosenza, alle 21.48 monterà l’ultimo faro. Una Ypslon, non a caso. Un’incognita. Come il futuro di Termini.