PALERMO – E alla fine il rinnovo per Alfonso Cicero all’Irsap arrivò. Ma fuori tempo massimo secondo l’interessato. Che ha fatto un passo indietro con un duro atto d’accusa contenuto in una lettera di dimissioni ieri inviata al presidente della Regione Rosario Crocetta.
Proprio all’indomani della infuocata intervista con cui Marco Venturi, confindustriale di peso ed ex assessore regionale, accusava il presidente di Confindustria Antonello Montante di remare contro il “lavoro di pulizia” portato avanti da Cicero nell’ente che ha preso il posto dei consorzi Asi, la giunta di governo ha dato il via libera alla nomina di Cicero come commissario straordinario dell’Irsap.Tutto risolto? Niente affatto. Cicero, infatti, si dimette e scarica Rosario Crocetta accusandolo di voler depotenziare con questa nomina le accuse che Venturi e Cicero hanno ribadito giovedì ai pm di Caltanissetta.
Cicero accusa il governatore di averlo lasciato solo e di avergli avanzato “indicibili richieste”. Il geometra che Crocetta difese quando la sua nomina all’Irsap fu osteggiata da una vasta gamma di oppositori, tra cui i 5 Stelle, parti del centrodestra e del Pd, oggi su Repubblica accusa di “doppio gioco” Crocetta e Montante. Anche se non può fare a meno di ricordare la conferenza stampa all’Irsap in cui Crocetta si presentò al suo fianco per difenderlo, dopo un attentato subito. L’unico atto concerto, a suo dire, di vicinanza in un “assordante silenzio” che avrebbe contribuito al suo “isolamento”.
Insomma, dentro Confindustria e dentro l’antimafia politico-imprenditoriale è ormai guerra aperta. E cominciano a sovvenire improvvisi ricordi accantonati per lungo tempo. In uno scenario di scontro totale che ha come epicentro Caltanissetta e che vede incrinarsi vecchi e rodati sodalizi.
La pezza che la giunta di governo ha cercato di mettere ieri non è dunque bastata. “La decisione – spiegava ieri un comunicato della giunta – scaturisce dal fatto che attualmente ci si trova di fronte a due leggi sulla composizione degli organi rappresentativi degli enti, che prevedono criteri diversi. Una è la norma generale del 7 maggio 2015 (art. 39) che fissa nel numero di massimo 3 i componenti degli organi di amministrazione, mentre l’articolo 7 della legge regionale n. 8 del gennaio 2012, fissa a 5 i membri del cda dell’Irsap, in rappresentanza di associazioni datoriali di categoria. La giunta pertanto, che ha già posto il quesito all’avvocatura dello Stato, nelle more della interpretazione ha deciso di assicurare una gestione in continuità con l’attività trasparente effettuata da Alfonso Cicero – già presidente e commissario di tale ente – senza vuoti gestionali”.
La nomina era in stand by da tempo ed era rimasta congelata dopo l’addio di Linda Vancheri che ha lasciato l’incarico senza che sia stato nominato il suo successore. Ora anche per la ex assessore il dimissionario commissario ha parole di censura: Vancheri, secondo Cicero, cercò di silurarlo. Proprio quell’assessore Vancheri contro la quale nel giugno 2014 venti deputati presentarono una mozione di sfiducia accusandola di ritardi nelle nomine all’Irsap e sostenendo che “l’inerzia evidenziata favorisce indubbiamente la posizione dell’attuale presidente, geometra Alfonso Cicero, la cui nomina è oggetto di alcuni ricorsi pendenti di fronte al Tar Sicilia-Palermo, in ordine alla deficienza dei requisiti per ricoprire la carica”. Ma nella lettera di tre pagine su carta intestata dell’Irsap, il presidente dimissionario scrive a Crocetta: ”Un assessore alle attività produttive, Linda Vancheri, che, per nulla autonomo, ha via via tramato, in modo falso e ipocrita, ai danni del sottoscritto al quale mai ha riservato, come lei del resto, quella dovuta e necessaria attenzione istituzionale ad esclusione di pochi e mal tollerati, fatti ed atti di circostanza”.
”Allo Stato – aggiunge Cicero – unico vero e costante riferimento di questi anni, il sottoscritto non mancherà di offrire, ove necessario, ogni più utile e possibile contributo, nella piena convinzione che la lotta all’illegalità è l’unico presupposto possibile per lo sviluppo di un’economia sana e etica”.
Il dirigente ricorda nella lettera le minacce di cui è stato destinatario. ”La mia incolumità – scrive Cicero – è stata più volte messa a rischio da plurime minacce di morte e gravissime azioni intimidatorie che hanno colpito la mia famiglia e i miei più stretti collaboratori”. L’atto d’accusa nei confronti di Crocetta è durissimo: “Con la trasmissione di copiosi atti, diversi segretati, le è stata resa ben nota l’estesa attività istituzionale posta in essere dal sottoscritto nelle aree industriali della Sicilia e l’indispensabile azione contro i sistemi politico affaristico mafiosi che per anni hanno gestito nell’ombra e indisturbati ingenti interessi economici. Un’azione condotta senza sosta, sacrificando famiglia, salute e tanto altro nell’esclusivo interesse della Regione Sicilia”. Un’attività che non sarebbe stata sostenuta a sufficienza dal governatore secondo Cicero, che lamenta: “Mai un Suo intervento presso le istituzioni e mai l’esigenza di conoscere come un uomo, a rischio da anni, continui a condurre la propria vita e il proprio dovere contro le perverse e pericolose collusioni di cui sono intrise le aree industriali”.
E se Cicero rinfaccia un silenzio assordante a Crocetta, ammette come unico gesto di vicinanza “soltanto una conferenza stampa”. Quella in cui Crocetta si presentò al fianco del geometra proprio alla sede dell’Irsap, attaccando tra l’altro i giornali che ne avrebbero indebolito l’azione (“In questo impegno civile non possiamo lasciare solo chi rischia la vita”, disse tra l’altro il governatore, era il 6 agosto 2013). Non bastò, dice oggi Cicero. Che aggiunge: “Tra i pochi incontri quello del febbraio 2014 e del luglio 2015, in cui ha chiesto solo cose inaccettabili e, pertanto, non accettate”.
Cicero conclude la lettera dimettendosi anche dal suo incarico nel gabinetto dell’assessorato alle Attività produttive, al momento retto ad interim da Crocetta.