PALERMO – Un investigatore privato con la divisa da carabiniere. Così si può riassumere la contestazione che i pubblici ministeri di Palermo muovono al maresciallo Salvatore Cassarà, in servizio alla stazione Oreto.
Il militare è indagato per rivelazione di segreto istruttorio. Sarebbe stato una gola profonda che passava notizie a Rosario Basile, che da due giorni si trova agli arresti domiciliari. A lui il patron di Ksm si sarebbe rivolto anche per ottenere notizie sul conto della donna con cui aveva avuto una relazione sentimentale. Dalla relazione è nato un figlio e si è aperta la battaglia per il riconoscimento della paternità.
Da un lato Cassarà, infatti, avrebbe consultato il sistema informatico delle forze dell’ordine per conoscere lo stato delle indagini nate dalle sue denunce per tentata estorsione e dall’altro Cassarà avrebbe controllato le abitudini della donna e della sua cerchia familiare. Era stato il maresciallo a raccogliere le denunce della donna che raccontò di essere stata minacciata da alcuni emissari di Basile affinché rinunciasse al figlio che portava in grembo prima e alla battaglia legale per il riconoscimento dopo .
I carabinieri della compagnia di piazza Verdi hanno registrato una serie di contatti e incontri fra Cassarà, Basile e Francesco Paolo Di Paola (consigliere delegato di Ksm finito pure lui ai domiciliar). “… la dobbiamo finire con con questa signorina che insomma continua”, diceva il carabiniere. E così il 25 agosto del 2015 il comandante della compagnia di piazza Verdi ordinò a Cassarà, da quel momento in poi, di informare di ogni passaggio investigativo il Nucleo operativo del Comando provinciale.
A quell’ordine, invece, seguirono una sfilza di contatti. Ne sono stati registrati 24 fra i tre indagati. Cassarà chiamava Di Paola o Basile per “parlare di una certa cosa” o per fissare appuntamenti: “Le altre cose ce le diciamo di presenza”. Conversazione che, secondo il pm Siro De Flammineis, va letta assieme a una precedente, registrata a luglio, quando Di Paola annunciava a un’altra indagata, Marcella Tabascio. segretaria di presidenza alla Ksm: “Tutto a posto… abbiamo fatto bingo… e ora perché sono uscito da via Oreto e ho una cosa molto molto importante, molto importante molto importante”.
Così come le conversazioni farebbero il paio con quella del 29 agosto che ha fatto scattare per Basile la contestazione di istigazione alla corruzione. Cassarà stava soggiornando a Città del Mare, complesso turistico controllato da Basile, quando ricevette la telefonata del patron di Ksm. “Mi sto rilassando… poco fa abbiamo fatto l’animazione nella piscina quella piccola, devo dire ragazzi in gamba… persone gentili… per cui veramente bello avvocato”. Nel corso della conversazione l’avvocato Basile gli chiedeva di acquisire notizie sulla donna con cui aveva avuto la relazione che gli risultava fosse in vacanza con amici e parenti nella struttura alberghiera di Terrasini. “Ora indago… vediamo… ho chiesto di potere stare fino alle diciotto”, diceva Cassarà, a cui era stata concessa una camera d’appoggio. E Basile rispondeva: “Bene, bene, se ha problemi mi faccia sapere”.
Secondo l’accusa, Basile era a caccia di elementi per screditare la figura della donna. “Se qualcosa c’è entro lunedì dovrei trovarlo… sbircio su Facebook e poi ci aggiorniamo per quel discorso che abbiamo fatto ieri…”, lo rassicurava il militare, salvo poi dire che “non ho trovato nessun collegamento fra quelle persone”. Di chi stava parlando? La risposta probabilmente si trova nel memorandum depositato da Basile nella sua denuncia in Procura. Il patron di Ksm aveva subito un furto. Erano spariti i gioielli della moglie e un esame clinico eseguito in un laboratorio privato. Basile lanciava sospetti su una donna che era imparentata con la madre del bambino.