La casa non c'è, la tessera elettorale sì - Live Sicilia

La casa non c’è, la tessera elettorale sì

Succede ai senzatetto dello Zen
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Capita anche questo, a Palermo. Può succedere che, a seguito di uno sfratto, ci si ritrovi senza casa. Può succedere che si occupi una casa allo Zen. Può succedere, ancora, che si vada agli uffici comunali e si comunichi il cambio di residenza. Può succedere che, intanto, sia passato un anno e mezzo, che la polizia abbia sgomberato le case occupate per consegnarle ai legittimi assegnatari. Può succedere che per due settimane ci si ritrovi a vivere in tenda, in attesa di una risposta dal Comune. E può succedere, infine, che per una strana beffa del destino a pochi giorni dagli sgomberi, proprio quando il Comune fa sapere di non avere soluzioni da offrire, venga recapitata una busta, contenente il documento che sostituisce la residenza e la circoscrizione in cui votare, da incollare sulla propria tessera elettorale. Antonella Monastra, consigliera comunale in quota ad Un’Altra Storia, commenta: “Queste persone sono trattate come voti che camminano”.

Ma procediamo con ordine. Le novità allo Zen 2 questa volta sono state recapitate dal postino: quindici lettere, arrivate ieri mattina in via Rocky Marciano 17. Il mittente è il Comune di Palermo, settore servizi demografici, nello specifico il Servizio Elettorato: il contenuto delle lettere sono due etichette adesive di convalida della revisione delle liste elettorali, che l’elettore dovrà incollare sulla propria tessera elettorale. Peccato che l’elettore in questione non abiti più a quell’indirizzo da gennaio, giorno in cui le forze dell’ordine hanno sgomberato quell’appartamento, per lasciare il posto ai legittimi assegnatari di quella casa.

Le quindici lettere sono state consegnate a chi, da mercoledì 26 maggio, vive accampato nel cantiere del padiglione 17, noto ai più come insula 3 dello Zen 2, bloccando i lavori per manifestare la necessità di un alloggio temporaneo, dato che un tetto sopra la testa non ce l’hanno.

Un anno e mezzo fa, quando quelle case le avevano occupate, avevano chiesto il trasferimento di residenza all’anagrafe. Residenza che, stando ai racconti dei senza tetto, non ha subito grandi controlli: alle volte una semplice conferma urlata dal fondo della scalinata da un vigile della municipale, che si è accontentato di un “si, sono io che vivo qui” per accertarla. Altri, di controlli, non ne hanno visti proprio arrivare.
Un’altra lettera è arrivata anche a Tommaso, che dal secondo sgombero è in carcere, non avendo più una casa dove trascorrere gli arresti domiciliari, ma che secondo il Comune di Palermo continua a vivere qui.

Da palazzo delle Aquile, intanto, Antonella Monastra commenta l’ennesima contraddizione di questa città: “Si tratta di cambi di residenza nati da autodichiarazioni fatte agli uffici comunali – dice –. Il Comune dovrebbe poi verificare, e quasi sempre lo fa. Poi, magari, è possibile che proprio questi, di controlli, siano sfuggiti. In ogni caso, il dato di fatto è che ancora una volta si continua a fare azioni che non hanno nessun nesso e nessuna logica. La verità è che questa amministrazione non fa niente di serio per le emergenze abitative in città, e questi sono i risultati: oggi gli abusivi dell’insula si ritrovano con la residenza nello stesso luogo da cui vengono sgomberati. Cioè, prendi il sottoproletario, lo butti fuori e ci metti dentro il proletario che reclama un suo diritto, col risultato della solita guerra tra poveri. Intanto, ripeto, gli abusivi hanno, di fatto, la residenza nell’insula. E gli viene recapitato pure il documento con cui sostituire l’indirizzo nella tessera elettorale! Sono trattati come voti con i piedi – conclude Monastra – come voti che camminano”.

Anche Nadia Spallitta interviene sul tema, sottolineando l’aspetto giuridico della vicenda: “Questo errore, o svista che si voglia dire, non legittima gli occupanti a considerarsi residenti nell’insula. Ciò non toglie che il comportamento dell’amministrazione sia incongruente e contraddittorio. È quanto meno anomalo che questa gente venga considerata abusiva e poi l’amministrazione gli certifichi la residenza”.
Insieme alle lettere, ai senza tetto è arrivata anche una telefonata. Ancora il Comune, ma stavolta è la giunta a parlare.
Mario Milone, assessore comunale all’Urbanistica, incaricato dal sindaco Diego Cammarata di occuparsi del problema dei senza tetto, il giorno del terzo sgombero aveva avviato una trattativa con loro, proponendo come “tetto parcheggio” i locali dell’ex urbanistica di piazzetta Pace. Sergio Rappa, assessore comunale alla manutenzione, aveva il compito di stendere una relazione sulle condizioni di questi locali. L’assessore Milone, dopo aver ricevuto questa relazione ha fatto sapere agli attendati: “Il soffitto è troppo basso, e gli ex uffici dell’urbanistica non rispondono alla normativa 46/1990. Pertanto non è possibile certificarne l’idoneità abitativa”.
Fine della trattativa e nessuna risposta per le 23 famiglie, che fino ad ora avevano ricevuto come unica altra possibilità, quella delle case famiglia, su proprosta dall’assessore alle Attività sociali Raoul Russo. Proposta rifiutata, di fronte alla prospettiva di vedere divise donne e bambini dai loro padri.
Dopo il tentato sgombero di lunedì, fallito per cause logistiche, l’intervento delle forze dell’ordine si è limitato ad un presidio all’entrata del cantiere. Adesso che l’assessore Milone ha avvisato la questura sull’esito della trattativa, gli attendati contano i giorni che mancano al prossimo sgombero.  E’ L’ennesimo paradosso di una Palermo che si accontenta che i propri cittadini sappiano dove andare a votare. Cosa importa dove sono costretti a vivere?


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