Quando, a maggio scorso, l’arrestarono in Brasile, con l’accusa di essere a capo di un’organizzazione criminale internazionale che tentava di negoziare falsi Bond venezuelani destinati a garantire l’apertura di linee di credito in istituti bancari di diversi Paesi stranieri, disse di chiamarsi Carlos Massetti e di essere un uomo d’affari. Per provare che in realtà si trattava di Leonardo Badalamenti, figlio dello storico boss di Cinisi, Tano, la Procura ha dovuto spedire ai colleghi sudamericani gli esiti degli esami del Dna. Quando stavano per metterlo su un aereo alla volta delle carceri italiane, però, il tribunale del riesame di Palermo ha annullato l’ordine di arresto e l’ha reso un uomo libero. Ora la Cassazione ha annullato la decisione dei giudici, ma Leonardo Badalamenti, alias Carlos Masetti, naturalmente ha fatto perdere le sue tracce. Come gli altri cinque presunti componenti dell’organizzazione, tutti scarcerati dal riesame con provvedimenti ora “bocciati” dalla Suprema Corte.
Da venerdì un nuovo collegio sarà chiamato a decidere sulle misure cautelari chieste e ottenute dal pm Marcello Viola che ha fatto ricorso, vincendolo, contro le ordinanze di scarcerazione del tribunale. Ma difficilmente, anche in caso di emissione di nuovi provvedimenti di arresto, si troverà traccia degli indagati. Oltre a Badalamenti, sono stati liberati e sono fuggiti, Giovanni Vassallo, Gaspare Ofria, Flores Perez, Midausy De Jesus e Guillermo Salazar Aagaard.
Secondo i magistrati il figlio di don Tano, fuggito dalla Sicilia quando la guerra di mafia degli anni ’80 si concluse con la definitiva sconfitta della sua famiglia e dei clan nemici dei corleonesi, attraverso una fitta rete di complici, avrebbe tentato di farsi aprire linee di credito per concludere operazioni ad alto rendimento. A garanzia l’organizzazione offriva falsi titoli di debito pubblico emessi dallo Stato Venezuelano, la cui autenticità era attestata da funzionari corrotti. Due dei tentativi sono stati sventati dalle stesse banche vittime della truffa: la filiale della Hong Kong Shanghai Bank (Hsbc) di Londra e quella di Baltimora della Bank of America. Gli istituti di credito hanno ritenuto “sospette” e a rischio di riciclaggio le operazioni e le hanno bloccate. Enorme l’ammontare del business: Badalamenti e i suoi complici avevano “offerto” in garanzia dei bond per oltre un miliardo di dollari. Un terzo istituto di credito britannico, finito nel mirino dell’organizzazione, si è “salvato”, invece, soltanto grazie all’intervento degli inquirenti.