GELA (CALTANISSETTA) – Agroverde, una cattedrale nel deserto. O forse, siamo di fronte al primo caso di un deserto senza neppure una cattedrale. Così Ignazio Giudice, segretario generale della Cgil non usa mezzi termini per parlare di un “evidente fallimento del progetto del polo serricolo agro-fotovoltaico a Gela”. E questa mattina, a distanza di settimane dalla chiusura del cantiere, la Cgil si trasferisce simbolicamente nei pressi dell’area di contrada Sant’Antonio, Cappellania e Tenuta Bruca dove sarebbe dovuto sorgere, stando ad oggi il condizionale è d’obbligo, il più grande impianto d’Europa.
“Dobbiamo correre ai ripari – tuona Giudice – e fornire risposte celeri e concrete ai giovani della città che avevano sperato in un posto di lavoro all’Agroverde, ai proprietari dei terreni che in 4 mesi si ritrovano senza i terreni e senza l’indennizzo pattuito per l’esproprio, alle piccole e medie imprese spesso a conduzione familiare ed ai loro dipendenti e alla filiera di fornitori che speravano in una svolta grazie a questa commessa. Se la responsabilità dell’avvio dei lavori viene estesa al Comune di Gela le casse comunali subiranno un danno non indifferente”.
La vicenda dell’Agroverde a Gela, lo ricordiamo, rappresentava l’idea di una buona svolta economica per il territorio perché “Stefano Italiano, nella qualità di presidente della cooperativa, non si sbagliava quando parlava di 250 posti di lavoro a progetto definito ed ultimato”, incalza Giudice.
Queste le tappe che finora percorse. Si avviano i lavori con 80 operai impegnati nei lavori di sbancamento (al taglio del nastro si era detto che sarebbero state impiegate 500 unità circa) dopo che l’amministrazione comunale delibera e sottoscrive un protocollo d’intenti con l’Agroverde, poi il Consiglio comunale approva l’individuazione delle aree nelle quali dovrebbe sorgere l’impianto, nel frattempo si avviano gli espropri di terreni privati che, in nome di nuova occupazione, diventano di utilità pubblica. “Cosa è accaduto dopo e nel frattempo? Rispetto ad un investimento di tale portata è possibile non accertarsi della credibilità finanziaria dei Radio Marelli, investitori del progetto? Con quale criterio viene selezionata un’azienda? Il Comune non viaggia con un serio ritardo nel diffidare chi ha proposto un progetto?”, si chiede il segretario generale Cgil.
La camera del lavoro chiede allora la convocazione di un consiglio comunale monotematico ma “il rischio che si corre è che possa degenerare il rapporto tra cittadini e Istituzioni pubbliche che invece di creare un’opportunità hanno, di fatto, creato un danno enorme di credibilità di un intero territorio oltre che economico ai proprietari di case e terreni”. Ad oggi, però, il progetto ritenuto serio, credibile, inaspettato agli occhi dei gelesi resta solo un’idea.