La chemio killer che uccise Valeria |Tre condanne e un'assoluzione - Live Sicilia

La chemio killer che uccise Valeria |Tre condanne e un’assoluzione

Valeria Lembo e la prescrizione medica mortale

Colpevoli il primario, l'oncologa e lo specializzando. Assolta l'infermiera. Il rischio prescrizione

PALERMO – Tre condanne, un’assoluzione e la prescrizione che incombe. Tutto dipenderà dalla Cassazione. Intanto per la chemio killer che al Policlinico di Palermo uccise Valeria Lembo ci sono dei colpevoli in appello. Era il 2011 e Valeria, mamma di un bimbo di sette mesi, aveva 34 anni.

La Corte presieduta da Fabio Marino ha condannato per omicidio colposo a tre  anni di carcere e altrettanti di interdizione dalla professione medica Sergio Palmeri, primario del reparto di Oncologia dell’ospedale universitario, l’oncologa Laura Di Noto a due anni e tre mesi (2 anni di interdizione), e lo specializzando Alberto Bongiovanni a tre anni e cinque mesi (rispondeva anche di falso, per lui tre anni di interdizione dall’esercizio della professione). 

Assolta per non avere commesso il fatto l’infermiera Clotilde Guarnaccia, difesa dall’avvocato Salvino Pantuso. In primo grado era stata condannata. “In una vicenda sofferta è stata resa giustizia all’infermiera Guarnaccia – spiega l’avvocato Pantuso – che scrupolosamente contattò per due volte l’ambulatorio del professore Palmeri ricevendo istruzioni sia per il farmaco che per la preparazione dello stesso dalla Di Noto”.

Per tutti gli imputati, difesi dagli avvocati Stefano Cultrera, Raffaele Restivo, Vincenzo Lo Re e Michele De Stefani, sono arrivati degli sconti di pena.

Si tratta infatti di condanne meno pesanti del primo grado quando furono inflitti 4 anni e sei mesi a Palmeri, sette anni a Di Noto, sei anni e mezzo a Bongiovanni, e quattro a Guarnaccia.

“Inaccettabile, vergognoso”: così fu definito quanto accadde alla povera Valeria. Fu una catena di errori a segnare la sua condanna a morte. Il tutto culminato con un numero 9 diventato 90. Tanti furono i milligrammi di antitumorale – la Vimblastina – iniettato nel sangue della paziente. Una dose dieci volte superiore a quella necessaria che non lasciò scampo a Valeria affetta di un linfoma di Hodgkin (LEGGI ANCHE GLI AUDIO SULLA DOSE KILLER).

I familiari si sono costituiti parte civile con l’assistenza dell’avvocato Marco Cammarata e Vincenzo Barreca e hanno ottenuto un risarcimento. “In questa fase e in attesa di leggere le motivazioni – dice l’avvocato Cammarata – possiamo solo ribadire che si è trattato di una vicenda straziante. Guardare negli occhi dei parenti e di chi ha amato e ama Valeria significa misurarsi con il dolore”.

Di Noto era l’oncologa in servizio, mentre Bongiovanni era lo specializzando che cancellò dalla prescrizione lo zero davanti al nove. Un tentativo mal riuscito di nascondere la tragica verità.

Di Noto non ha mai negato le proprie responsabilità ed infatti le sono state concesse le attenuanti generiche. Anche Bongiovanni ammise: “Sono stato io. Rileggo la prescrizione e la cartella, mi accorgo della discrepanza e cancello l’errore”. (LEGGI ANCHE LA CATENA DI ERRORI SUL CASO LEMBO)

Il processo tornava dalla Cassazione che nel marzo scorso annullò le condanne per Palmeri e Guarnaccia mentre rinviò per gli altri due imputati solo per la rideterminazione della pena. Secondo i supremi giudici, la Corte di appello, pur stigmatizzando in sentenza il caos gestionale, non non ne aveva tenuto conto nel calcolo della pena. Diverso il caso del primario per il quale l’annullamento dipese da una difetto di notifica. Infine per Guarnaccia non c’era una norma che le imponesse di confrontarsi con il solo Palmeri.

Morire in ospedale per un errore incredibile. Per somministrare il farmaco a Valeria Lembo non bastò una siringa. Dovettero usare una sacca. Neppure questo allarmò il personale.

E poi c’è il capitolo di una giustizia che non sa essere giusta. Sono passati quasi dieci anni dalla morte. L’inchiesta fu aperta nel 2011, nel 2013 il rinvio a giudizio, nel 2015 la sentenza di primo grado, nel 2107 l’appello e nel 2019 il rinvio della Cassazione.

Ed in Cassazione che il processo riapproda per l’atto finale. Se l’inevitabile ricorso degli imputati sarà dichiarato ammissibile dai supremi giudici allora la prescrizione sarà inevitabile. Se, al contrario, la Cassazione dovesse dichiararlo inammissibile gli imputati saranno chiamati a scontare le proprie pene. Tutto dipenderà dalle argomentazioni della nuova motivazione che sarà redatta dalla Corte d’Appello, i cui tempi di scrittura non incideranno sulla prescrizione. In particolare è la posizione di Palmeri che andrà valutata. Nel primo rinvio la Cassazione non aveva preso in considerazione il rispetto della legge nella valutazione del primario poiché c’era un difetto di notifica.

Si parte comunque da una certezza: con il rinvio del marzo 2019 la Cassazione, nel chiedere la sola rideterminazione della pena per due imputati, ha sancito la bontà di una parte della ricostruzione dell’accusa. Non c’erano dubbi – Valeria Lembo fu uccisa dalla dose di chemio -, ma la validazione processuale era imprescindibile.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI