PALERMO – Il sistema di controllo sulle leggi della Regione potrebbe essere incostituzionale. La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, oggi, dalla Corte Costituzionale. Tutto è iniziato nel 2013, quando il commissario dello Stato, Carmelo Aronica, ha impugnato uno degli articoli della finanziaria regionale. Chiamata a dare parere su quella vicenda, però, la Consulta non è entrata nel merito, e ha messo in dubbio, invece, la costituzionalità dell’impugnativa stessa. O, più precisamente, del potere del commissario dello Stato di impugnare le leggi prima che queste siano pubblicate.
Un’ordinanza che potrebbe stravolgere il sistema di controllo sulle leggi fatte dal Parlamento regionale: se finora, infatti, il prefetto ha esercitato un controllo preventivo sulle leggi, tra poco la Regione siciliana potrebbe doversi adeguare al sistema in vigore nelle altre regioni, che prevede che le leggi vengano esaminate dal Consiglio dei ministri soltanto dopo la loro pubblicazione. La questione di legittimità, infatti, è stata sollevata su una legge del 2003 che esclude dalla riforma del Titolo V “la particolare forma di controllo delle leggi prevista dallo Statuto della Regione”.
Il giudizio, per ora, rimane però sospeso. Con una sentenza separata, adesso, i giudici si pronunceranno sulla questione di costituzionalità. Ma la figura del commissario dello Stato non è in discussione in sé. Lo è certamente, invece, il sistema di controllo che il prefetto ha esercitato finora.
In attesa del pronunciamento definitivo, intanto, dall’Assemblea regionale arrivano le prime reazioni: “L’ordinanza della Corte Costituzionale apre nuovi ed inediti scenari sull’Autonomia della Regione siciliana – dice Baldo Gucciardi, capogruppo del Partito democratico – . L’inerzia dell’Ars nel non adeguare il nostro Statuto speciale dopo la riforma del Titolo V della Costituzione rischia di vanificare le prerogative dell’autonomia siciliana dal momento che di fatto, la stessa Assemblea ha abdicato al diritto-dovere di autoriformarsi. Aspettiamo il pronunciamento definitivo della Corte – aggiunge Gucciardi – che aprirà inevitabilmente una riflessione decisiva sul destino, sui contenuti e sulla valenza dell’autonomia della Regione”.
“Di fatto si avviano le procedure di superamento del Commissario dello Stato: insomma, è l’inizio della fine dell’Autonomia speciale della Regione Siciliana – commenta, invece, il presidente della commissione Affari istituzionali dell’Ars e parlamentare Pd Antonello Cracolici – . Probabilmente su questo giudizio della Consulta pesa da un lato un interventismo eccessivo del Commissario dello Stato, dall’altro un’attività legislativa dell’Ars che troppe volte ha superato i limiti previsti”.