PALERMO – Restano agli arresti domiciliari i due poliziotti accusati di avere simulato di essere rimasti vittima di un conflitto a fuoco, con tanto di ferimento. Il Tribunale del Riesame ha respinto il ricorso dell’ispettore Francesco Elia – sarebbe lui l’autolesionista che si è sparato un colpo – e l’assistente capo Alessandra Salamone. Il tutto pur di ottenere, così sostiene l’accusa, “riconoscimenti e benefici” dal ministero dell’Interno.
Gli vengono contestati i reati di calunnia, simulazione di reato e procurato allarme. Per colpa loro sarebbe piovuta addosso ad un giovane di etnia rom la pesante accusa di tentato omicidio. Dopo essere scappato a bordo di una macchina rubata, avrebbe fatto fuoco contro gli agenti.
Ed invece, il 16 marzo scorso, secondo l’accusa, i due poliziotti avrebbero messo in scena una finta sparatoria per le strade dello Zen. La ricostruzione dei due indagati sarebbe stata smentita dalle immagini di una telecamera e dagli esiti di una perizia. E poi ci sono le incongruenze rilevate nel corso dei loro interrogatorio. A nulla in questa fase è servita la controperizia con cui la difesa ha fornito una ricostruzione diversa che scagionerebbe gli indagati. E le incongruenze? Colpa dello stress post sparatoria, come sostengono alcuni studiosi.
Al momento, però, la ricostruzione del pm Maurizio Bonaccorso e dei poliziotti della Squadra mobile ha retto al vaglio di un giudice diverso da quello che firmò l’ordinanza di custodia cautelare.