"La giustizia e la politica siciliana in ginocchio davanti al sistema Montante" - Live Sicilia

“La giustizia e la politica siciliana in ginocchio davanti al sistema Montante”

“Far trionfare la verità fa un male atroce, ma è l’unica possibilità che abbiamo per alzarci in volo e conquistare qualche brandello di libertà”: Salvatore Petrotto, Il Sistema Montante

Scrivere  per testimoniare, scrivere per non dimenticare e soprattutto scrivere per combattere. Quando la narrazione sulla mafia nasconde i colpevoli bisogna tornare ad ascoltare “la voce di Paolo Borsellino” come ha ricordato il presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, nel suo intervento in occasione della presentazione dei libri Il sistema Montante di Salvatore PetrottoBonfirraro Editore e Matteo Messina Denaro latitante di Stato di Marco Bova, edito da Ponte delle Grazie.

Salvatore Petrotto e Marco Bova, un ex sindaco e un giornalista, sono solo due tra i numerosi autori che nel corso della storia hanno scelto di raccontare la mafia. E in entrambi i casi sarebbe forse errato parlare di libri rivelatori perché, proprio come emerso durante la presentazione che ha avuto luogo il 12 settembre a Grotte (AG), le informazioni riportate all’interno dei due libri, erano già ben note a tutti, ai cittadini, ai giornalisti e, soprattutto, al potere. 

Ma,“in democrazia la conoscenza deve essere messa a disposizione del maggior numero di cittadini” ha subito ricordato il senatore Nicola Morra, ecco perché le opere di Bova e Petrotto sono indispensabili perché l’informazione diventi conoscenza prima e cultura poi. Quel tipo di cultura fondamentale perché, come evidenziato da Salvatore Petrotto, “si verifichi in Sicilia una rivoluzione sociale e culturale che non è mai accaduta”

La mafia esiste, nella realtà e di conseguenza nella letteratura italiana e siciliana. La mafia esiste quando una regione sembra non avere diritto al futuro. La mafia esiste quando la violenza diventa Sistema. La mafia esiste. Ma sa essere invisibile e, a volte, persino innocente. È questo il caso del cerchio costruito proprio intorno alla figura di Antonello Montante che, grazie all’appoggio quasi reverenziale di Ministri come Angelino Alfano, è riuscito a creare un sistema di corruzione e potere in grado di “far assolvere” oggi, a distanza di anni, anche i 10 magistrati di Caltanissetta, indagati per concorso esterno alla mafia. E non importa se nei dossier ci sono riferimenti a nomine all’interno del CSM di parenti o amici del paladino dell’antimafia, ormai il potere oscuro e ostinato della mafia ha fatto il suo corso mentre la giustizia sembra sempre più in affanno. 

“Nella corsa della Sicilia verso la giustizia, nessuno sembra essere esente da colpe, di connivenza o silenzio che sia, i procedimenti giudiziari, iniziati con netto ritardo rispetto all’emergere delle evidenze che già avrebbero potuto portare a far scomparire l’aura di santità di cui era investito Montante”, spiega Salvatore Petrotto, coinvolgono oggi anche passato e futuro con i nomi dell’ex governatore Rosario Crocetta e del possibile futuro Governatore Renato Schifani.

Tutti sanno, tutti subiscono eppure la narrazione mediatica che ritrae la mafia sembra produrre poco effetto, “sembrano temi di retroguardia”,  spiega Marco Bova, “noi sappiamo benissimo che i mafiosi non sono quei personaggi che finiscono in carcere e che vengono processati per episodi che a volte fanno sorridere. Sappiamo benissimo che la mafia qui in Sicilia è il sistema di potere. Se è vero che la mafia non spara più e anche le strutture di potere non hanno necessità di vedere eliminati i propri competitor, è vero che noi oggi ci ritroviamo nelle nostre città persone con gli occhi spenti, senza energie, sono persone che sono state uccise dentro, uccise da quel senso dello Stato con la S maiuscola che non esiste più”.

Salvatore Petrotto si racconta proprio come una di quelle persone che la mafia, con la inconsapevole o, in alcuni caso consapevole, complicità dello Stato ha cercato di spegnere, di ridurre al silenzio. Il Sistema Montante è infatti il diario, il resoconto di una lotta contro una storia. Una storia di mafia, una storia di ingiustizie e silenzi. Il libro di Salvatore Petrotto è  altresì un progetto, perché questa storia trovi finalmente una degna collocazione agli occhi di tutti. Petrotto, è stato sindaco di Racalmuto, la terra di Sciascia, un comune sciolto per mafia proprio da Calogero Antonello Montante, l’apostolo dell’antimafia, oggi condannato a 8 anni di carcere in appello, a cui Salvatore Petrotto ha scelto di dedicare il suo libro. Un sindaco, un autore,  vittima del Sistema che, attraverso le immagini patinate di sedicenti eroi dell’antimafia, ha continuato a delinquere a danno della cittadinanza e soprattutto dell’idea di giustizia e verità.

“Ogni forma di opposizione costruttiva venne distrutta, mentre con l’aiuto di una informazione manipolata si dava corso a una cultura propagandistica, segno di una nuova era o, se si preferisce, di una vera e propria barbaria mediatico-giudiziaria. Anzi, per meglio dire, ci è sembrato un triste e tragico ritorno a quella cultura baronale e feudale, oltre che sanguinaria e vessatoria, di un tempo che fu”. 
(Il Sistema Montante)

Tutti sanno, tutti subiscono eppure la narrazione mediatica che ritrae la mafia sembra produrre poco effetto, “sembrano temi di retroguardia”,  spiega Marco Bova, “noi sappiamo benissimo che i mafiosi non sono quei personaggi che finiscono in carcere e che vengono processati per episodi che a volte fanno sorridere. Sappiamo benissimo che la mafia qui in Sicilia è il sistema di potere. Se è vero che la mafia non spara più e anche le strutture di potere non hanno necessità di vedere eliminati i propri competitor, è vero che noi oggi ci ritroviamo nelle nostre città persone con gli occhi spenti, senza energie, sono persone che sono state uccise dentro, uccise da quel senso dello Stato con la S maiuscola che non esiste più”.

“Usiamo lo smartphone anche per riascoltare la voce di Paolo Borsellino”, ha dichiarato il senatore Nicola Morra. Perché dovremmo farlo? Perché, a distanza di 30 anni dalle stragi di mafia, dall’uccisione di Falcone e Borsellino, o perché dopo 30 anni in cui la mafia è venuta allo scoperto, in cui ci sono diventati familiari i volti dei latitanti come Matteo Messina Denaro, abbiamo ancora bisogno di libri che raccontano la verità piccola, quotidiana della mafia? “Ho scritto questo libro per dire noi sapevamo” risponde Marco Bova, e mentre la vita stessa di Petrotto si è inestricabilmente intrecciata a quella di Antonello Montante, l’autore sottolinea come sia stata una narrazione errata e colpevole a rendere un criminale “l’apostolo dell’antimafia”.

Scrivere quindi, raccontare perché non accada più, perché attraverso la biografia di cittadini come Salvatore Petrotto, tutti siano dotati di strumenti efficaci per riconoscere la verità anche quando è celata da un intero sistema atto a corromperla. Perché abbiamo bisogno che  i volti di chi sceglie di non tacere ci siamo più familiari della mafia.

L’AUTORE

Salvatore Petrotto, sposato, padre di tre figli, è laureato in Lettere Moderne. Insegna Italiano e Storia presso l’Istituto di Istruzione Secondaria Statale E. Fermi di Racalmuto. È stato per 13 anni, dal 1993 al 2002 e dal 2007 al 2011, sindaco di Racalmuto, nonché presidente della Fondazione Leonardo Sciascia. Da giornalista pubblicista ha collaborato con il quotidiano La Sicilia di Catania; è stato direttore della testata giornalistica radio-televisiva Studio 98, continua a scrivere per alcuni giornali on line.

BONFIRRARO EDITORE

“La nostra storia è il futuro verso cui ci avviamo…”: questa la massima sposata dall’editore Salvo Bonfirraro, che ama guardare lontano, assecondando la sua innata e incondizionata curiosità, trasmessa anche al figlio Alberto, responsabile del settore marketing dell’azienda. Ogni volume  narrativa, poesia, saggistica, storia, letteratura straniera  pubblicato da questa casa editrice indipendente racchiude una scoperta, un’idea, un nuovo modo di guardare e valutare il mondo e il nostro tempo.


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