Accolto il ricorso in Cassazione: scarcerato Antonello Montante

Accolto il ricorso in Cassazione: scarcerato Antonello Montante

Sospensione in via cautelativa dell'esecuzione della pena

PALERMO – La Cassazione ha accolto il ricorso della difesa. Antonello Montante è stato scarcerato. Si tratta di una sospensione in via cautelativa dell’ordine di esecuzione della sentenza di condanna. Il merito sarà affrontato successivamente. Secondo la difesa, la Procura generale di Caltanissetta non poteva mettere in esecuzione la sentenza di condanna. Lo avevano arrestato il 9 settembre scorso.

La vicenda Montante

L’anno scorso la Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di appello, ma solo per stabilire l’entità della pena che secondo i magistrati nisseni non poteva essere inferiore a 4 anni, 5 mesi e 23 giorni (di cui circa un anno e mezzo già scontati nella fase cautelare delle indagini preliminari). Di avviso opposto l’avvocato Giuseppe Panepinto che ha presentato un ricorso straordinario, contestando la legittima del provvedimento e i calcoli della Procura generale nissena. L’ultima parola spetta alla Cassazione, nell’attesa Montante torna libero.

Il nuovo processo d’appello per rideterminare la pena riguarderà le contestazioni di accesso abusivo al sistema informatico compiute dopo il 2014 e la corruzione. Per quest’ultimo reato, però, i supremi giudici dichiararono “irrevocabile la responsabilità penale”.

Montante è colpevole, non c’è possibilità che il nuovo processo cambi la sostanza delle cose. La pena, però, potrebbe essere rivista al ribasso. Si parte infatti dagli otto anni che gli erano stati inflitti in appello (sei in meno del verdetto di primo grado).

Era il 2015 quando Montante finì coinvolto in un’inchiesta per mafia che non ebbe sbocchi processuali. Nel frattempo, però, emerse l’attività di dossieraggio dell’allora presidente di Confindustria Sicilia per colpire e condizionare la vita politica e amministrativa siciliana. Infedeli in divisa acquisivano informazioni nelle banche dati e le consegnavano all’amico Montante. Il giorno in cui i poliziotti andarono a casa per arrestarlo, il 14 maggio del 2018, Montante si chiuse nell’appartamento e distrusse oltre 20 pen drive e decine di documenti.

Nel processo di appello è definitivamente caduta invece, con la formula “perché il fatto non sussiste”, la condanna per associazione a delinquere.

La decisione di mettere in esecuzione la sentenza senza aspettare l’esito del nuovo processo ricalcava quanto già accaduto per Silvana Saguto, ex presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo che fu arrestata prima del nuovo pronunciamento della Corte d’Appello.


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