PALERMO – Il sistema, inteso come una banda di spioni e corrotti al servizio di Antonello Montante, non c’è stato. Ci furono dei singoli episodi di corruzione e di accesso abusivo al sistema informatico.
Annullamento senza rinvio
La Corte di Cassazione annulla senza rinvio “perché il fatto non sussiste” la condanna per associazione a delinquere nei confronti dell’ex presidente di Confindustria Sicilia e referente per la legalità dell’associazione nazionale degli industriali. Al momento non dovrebbe andare in carcere.
Cancellata anche la rivelazione del segreto di ufficio e l’accesso abusivo al sistema informatico “in questo ultimo caso – si legge nel provvedimento della Corte presieduta da Gianluca Fidelbo – limitatamente alle condotte poste in essere fino al giugno 2014” per intervenuta prescrizione.
Nuovo processo
Si dovrà celebrare un nuovo processo d’appello per rideterminare la pena relativamente alle contestazioni di accesso abusivo compiute dopo il 2014 e per la corruzione. Per quest’ultima fattispecie di reato è stata dichiarata “irrevocabile la responsabilità penale” ma la pena potrebbe essere rivista al ribasso.
Si ripartirà dagli otto anni di carcere che gli erano stati inflitti in appello, sei in meno del verdetto di primo grado quando era arrivata una vera e propria stangata: 14 anni, tenendo conto dello sconto di un terzo della pena previsto per chi sceglie di essere giudicato con il rito abbreviato.
Gli altri imputati
In Cassazione cade l’accusa per un’attività di dossieraggio anche per Diego Di Simone, ex capo della security di Confindustria, e per il sostituto commissario Marco De Angelis, difesi dagli avvocati Marcello Montalbano e Monica Genovese. Erano stati condannati rispettivamente a 5 anni e 3 anni e 3 mesi. Anche per loro le pene dovranno essere riviste al ribasso.
Diventa definitiva l’assoluzione per il colonnello Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di Finanza di Caltanissetta. “Siamo soddisfatti che la Corte di Cassazione abbia posto la parola fine all’ipotetico sistema Montante che non è mai esistito”, commenta l’avvocato Giuseppe Panepinto Panepinto, legale dell’ex leader di Confindustria Sicilia assieme a Filippo Dinacci.
L’arresto e l’inizio dell’inchiesta
Era il 2015 quando Montante finì coinvolto in un’inchiesta per mafia che non ebbe sbocchi processuali. Allora era un paladino della legalità, in prima linea nella ribellione contro il pizzo, esempio di rettitudine contro la connivenze di chi sta nella zona grigia e strizza l’occhio ai mafiosi per ingrossare il portafoglio con gli affari sporchi. Un’impostura, secondo l”accusa.
Fu ricostruita la sua attività di dossieraggio per colpire gli avversari, organizzando una rete di spionaggio per condizionare la vita politica e amministrativa siciliana. Infedeli in divisa acquisivano informazioni nelle banche dati e le consegnavano all’amico Montante. Il giorno in cui i poliziotti andarono a casa per arrestarlo, il 14 maggio del 2018, Montante si chiuse nell’appartamento e distrusse oltre 20 pen drive e decine di documenti.
I dossier
“L’ex leader di Confindustria, si leggeva nella sentenza di appello, “raccoglieva informazioni e le custodiva”, “ciò era noto nella sua cerchia e tra le persone a lui vicine, l’uso che ne avrebbe potuto fare era chiaro”, “plurime fonti riferiscono che egli si vantava di avere a disposizione dossier, pronti all’uso. In contesti per nulla occulti o riservati erano note non solo la sua capacità di influenza nelle più alte sfere degli ambienti istituzionali ed economici, non tanto del territorio, ma della Regione e del Paese. Ed era nota anche la sua complessa rete informativa”.
Montante ha sempre negato ogni accusa. A Caltanissetta è in corso un secondo processo in cui Montante è imputato assieme ad imprenditori, altri esponenti delle forze dell’ordine e della politica.