CATANIA – La mucca in corridoio è diventata un pachiderma. Così a sinistra del Pd si tenta “l’assalto al cielo” o più realisticamente la creazione di una lista unica in grado di superare la soglia di sbarramento e intercettare il voto di chi non si riconosce più nei dem. Sancito il divorzio con il centrosinistra a trazione renziana, anche a Catania si lavora alacremente partendo dal risultato delle regionali: 20.583 voti in provincia pari al 4,602%. Qualcosa in meno rispetto a cinque anni fa quando le liste a sostegno di Giovanna Marano erano due: la lista del presidente premiata da 13.119 elettori pari al 3% e L’Italia dei Valori votata da 9.711 elettori (2,249%). L’appuntamento è per domani mattina con l’assemblea, aperta anche agli osservatori esterni, promossa da Mdp, Sinistra Italiana e Possibile che eleggerà i delegati in vista dell’iniziativa romana del 3 dicembre. La grande Proletaria si è mossa e tra poco darà vita alla lista unitaria.
La strada, però, è lastricata di ostacoli. Il primo arriva direttamente dall’assemblea napoletana convocata la settimana dal Centro sociale “Je So Pazzo”, che anche a Catania avrà delle conseguenze sulla tenuta della coalizione che aveva in parte ritrovato l’unità nella candidatura di Claudio Fava alla Regione. Il primo ammutinamento dovrebbe riguardare Rifondazione Comunista e il segretario regionale Mimmo Cosentino. Alessio Grancagnolo, candidato all’Ars in quota Rifondazione, non andrà a Roma ma sarà all’assemblea catanese per spiegare la propria lontananza politica dal progetto. La mancata partecipazione dal basso, la piattaforma poco radicale e l’ambiguità rispetto al Pd non lo convincono. Il progetto è bocciato “nel metodo e nel merito”. Una strada, quella in contrapposizione ai bersaniani, già perseguita dal Pci di Luca Cangemi e rinnovata anche in vista delle elezioni politiche: la sinistra antiliberista non perdona agli ex dem molte cose. A questo si somma il naufragio del percorso promosso al Teatro Brancaccio di Roma con svariate realtà legate alla società civile e al quasi “salvifico” processo dal basso. Panacee di tutti i mali a parte, queste elezioni segnano un solco chiaro tra chi sogna un nuovo centrosinistra di governo e chi preferisce una sinistra sociale e conflittuale. Oppure, tutto potrebbe rivelarsi una bolla di sapone? Lo scenario a qualcuno ricorda la nascita della candidatura di Ottavio Navarra poi in parte rientrata una volta naufragata l’operazione Grasso.
La situazione per le politiche è decisamente fluida e la fase abbastanza incerta quindi la cautela è d’obbligo. L’ex sindaco di Palagonia (terzo più votato all’Ars nella lista “Cento Passi”) Valerio Marletta domenica andrà in qualità di osservatore, ma sembra impossibile la sua adesione al progetto. Il discorso è diverso, invece, “per la prosecuzione di quello unitario a livello regionale”. Tra gli ex di Rifondazione sembrerebbe più complessa la posizione di Matteo Iannitti che all’assemblea andrà in qualità di osservatore. L’ex candidato sindaco non si dice “convinto” in toto dal progetto soprattutto perché esclude la società civile e per le modalità verticistiche messe in atto finora. Eppure in tanti, visto l’impegno sulla città e le buone relazioni tenute con i diversi pezzi della galassia della sinistra etnea, scommettono che alla fine Iannitti, a certe condizioni, potrebbe essere della partita. Di certo ci saranno gli ex candidati all’Ars Danilo Festa (il secondo più votato della lista in provincia) e Vittorio Bertone (candidato in quota Mdp).
Ci sono poi incognite e certezze legate a chi finora ha ricoperto ruoli non secondari dentro il Pd catanese, ma che guarda con estremo interesse all’operazione. Uno su tutti: Niccolò Notarbartolo. Il consigliere comunale dovrebbe finalmente sciogliere la riserva e mettere nero su bianco la fine della sua militanza nel Pd. Voci insistenti lo vorrebbero delegato all’incontro fondativo romano e pare che il consigliere abbia partecipato nei giorni scorsi all’assemblea nazionale di Mdp. A questo punto il divorzio con i dem sembrerebbe sancito d’ufficio. Notarbartolo, da parte sua, non ha mai fatto mistero di essere un osservatore interessato al progetto dei bersaniani. Diverso il caso di un altro pezzo del Pd che pure non vive più in luna di miele nel partito: l’ex assessore Angelo Villari, l’ex deputata regionale Concetta Raia e la deputata Luisa Albanella. I tre, fanno parte della corrente laburista di Cesare Damiano, con un cordone ombelicale legato al mondo del sindacato, e intendono restarci. Qualcuno li vorrebbe in fase di trattativa con Mdp. Ma Concetta Raia e Angelo Villari smentiscono “categoricamente questa ipotesi” nonostante il malessere post regionali e le trasformazioni che stanno interessando il partito. Le difficoltà non mancano, ma rientrano nell’ordine delle cose, insomma. Eppure, diversi quadri catanesi (e non solo) del sindacato sarebbero già partiti alla volta dei lidi di Mdp. Ma questa è un’altra storia. Almeno per ora.