Nell’idea tradizionale della mafia, la questione criminale sarebbe intimamente collegata alla questione meridionale. Ma tale presunto “indissolubile legame” si fonda soprattutto su un pregiudizio, il pregiudizio secondo cui la mafia è legata al sottosviluppo economico-sociale e all’arretratezza culturale del Meridione d’Italia. Come dire che la mafia è solo problema del Meridione, per il nostro deficit di anticorpi antimafiosi. Consegue di tale impostazione di ragionamento è che il problema mafia sarebbe risolvibile solo attraverso il processo di sviluppo del Meridione e vincendo la mentalità mafiosa che vi sarebbe estremamente diffusa.
La superficialità di un simile approccio, condizionato anche da una certa dose di razzismo verso i meridionali e ispirato da complessi di “superiorità nordista”, oggi appare con maggiore evidenza. Lo dimostra, fra l’altro, il fatto che, sebbene la cultura meridionale si stia liberando di quella mentalità di sostegno alla mafia che si è trascinata per secoli, il problema della mafia è ben lontano dall’essere risolto. E l’infondatezza di tale impostazione ancora di più si evidenzia tenendo conto dell’espansione delle mafie nel civilissimo e progredito Nord del Paese.
La verità è un’altra. La verità è che la mafia ha dimostrato di non essere più da tempo frutto del sottosviluppo, ma di essere in grado di adattarsi nei contesti più disparati, riuscendo a mimetizzarsi nell’economia delle regioni più ricche del Nord Italia, divenuto territorio di elezione per il reinvestimento del denaro sporco proveniente dai traffici illeciti. La mafia è oggi mafia finanziaria, mafia degli affari, ai cui vertici siedono insospettabili colletti bianchi. La mafia, potremmo dire, si è imborghesita, è sempre più borghesia mafiosa. Lo è al Sud, in Sicilia, come dimostra la crescita di tanti capimafia che vengono dal mondo della borghesia professionale, come il medico Giuseppe Guttadauro o l’architetto Giuseppe Liga, lo è – a maggior ragione – nel Nord Italia, dove la mafia è soprattutto soldi, impresa, finanza. Ecco perché è diventata quasi naturale questa espansione della mafia al Nord. Una mafia che si è trovata ad interagire e a integrare il suo sistema criminale di potere economico-mafioso col metodo consolidato della corruzione politico-amministrativa e che per questa via ha avviato un processo di insediamento nei territori e nell’economia del Nord, così ampio e diffuso da poter parlare di “colonizzazione mafiosa” del Nord Italia, verso una sempre più estesa “mafiosizzazione” del Paese.
Ecco perché oggi il tema della lotta alla mafia va affrontato guardando più a quello che succede nel Nord Italia anziché al Sud. Ecco perché se le strategie militari della mafia vanno sempre contrastate nel Meridione, le strategie economico-criminali vanno soprattutto contrastate a Nord. Ecco perché per affrontare la mafia bisogna porsi l’obiettivo di risolvere la “questione settentrionale”, prima della “questione meridionale”. Prima che l’intreccio fra economia legale ed economia criminale diventi inestricabile. Prima che questo processo di integrazione divenga irreversibile.