VILLONGO (BERGAMO) – “Era dolcissima, sempre allegra. Usciva a ballare, le piacevano il cinema e i concerti. Noi la lasciavamo andare, anche perché si guadagnava i suoi soldini. E poi i viaggi. Sognava di visitare New York”. Veronica Cadei, studentessa di 19 anni, la Grande Mela non potrà vederla: ieri mattina è stata stroncata da meningite fulminante, a Brescia, con l’esito giunto a decesso avvenuto. La mamma, Debora Poli, racconta il “piccolo genio” della famiglia al Corriere della Sera e chiede che venga fatta totale chiarezza sul caso che ha portato alla morte della figlia.
“Voglio andare a fondo, perché devono spiegarci come sono andate le cose e, se qualcuno ha sbagliato, deve pagare”. Poli ha un filo di voce, scrive il Corriere, ma riesce a raccontare ogni attimo. Tutto è cominciato lunedì pomeriggio, quando Veronica era all’Università Cattolica di Brescia, dove si era iscritta a settembre nel corso di Scienze matematiche: “Durante la lezione ha detto a un suo amico che non si sentiva bene – racconta la madre -. Lui si è offerto di accompagnarla a casa, ma mentre era in macchina è salita la febbre. Aveva caldo. Gli Spedali civili erano vicini, l’amico le ha proposto di fermarsi per farsi visitare”.
Così Veronica si reca al pronto soccorso. “Quando con mio marito Paolo l’ho raggiunta, non ce la facevano vedere – continua mamma Debora -. Poi siamo riusciti a raggiungerla un po’ di soppiatto fuori dalla stanza dove era stata visitata. Vomitava e ripeteva che le faceva male il collo. ‘Devo andare in bagno, mamma’, mi ha detto. L’ho aiutata e si è accasciata, è svenuta”. Dopo Tac, lastre ed esami del sangue, i medici hanno comunicato ai genitori di Veronica “che andava tutto bene e che probabilmente aveva una gastroenterite acuta, ma c’era quel dolore al collo che non capivo”. Alle 22 Debora e Paolo hanno salutato la figlia. “Non posso dire che rispetto a com’era ridotta nel pomeriggio non fosse migliorata – ammette la donna -. In effetti sembrava stesse meglio. Avevano deciso di tenerla sotto osservazione per la notte e noi ci siamo decisi a tornare a casa”.
Fino all’arrivo di quella telefonata, che alle 3,30 ha scosso la famiglia: “Il quadro clinico era degenerato. Un’ora dopo circa eravamo a Brescia. Abbiamo trovato Veronica in Terapia intensiva, intubata – ricorda la madre -. Era tutta scura. Ho chiesto che cosa fosse successo, mi hanno risposto che era per via di una forte infezione. Dopo un minuto che eravamo lì, ha avuto un arresto cardiaco”. Dopo essere stata spostata in Rianimazione cardiochirurgica, alle 6,45 di ieri Veronica si è spenta.
“La paziente aveva sintomi aspecifici – spiega per gli Spedali civili di Brescia il direttore sanitario, Camillo Rossi –. Sono stati disposti accertamenti ed è stata trattenuta in osservazione breve intensiva”. Nonostante la terapia antibiotica, i sintomi sono peggiorati e “un rush cutaneo intenso ha fatto sospettare una sepsi diffusa”. I medici hanno tentato di salvarla, ma ormai era tardi. La conferma che si trattasse di meningococco è arrivata con l’esame del liquor. Ieri l’Ats ha attivato la profilassi per 90 studenti della Cattolica, i familiari e le persone che sono state in contatto con Veronica negli ultimi giorni. Ma “nessun allarme – ha già l’assessore regionale alla Salute, Giulio Gallera -, la meningite non viene trasmessa per semplice contatto diretto o tramite la presenza nella stessa stanza”.
Intanto i genitori fanno sapere di aver preso contatti con un avvocato, “che ci seguirà da qui in avanti – dice Debora Poli -, perché vogliamo sapere con chiarezza come sono andate le cose”.