PALERMO – E’ nel cuore della zona residenziale della città, a due passi da piazza Virgilio e via Dante, ma alcune delle palazzine lungo la via sembrano quasi fatiscenti. Tra i palazzi della Palermo-bene, gli edifici maestosi degli anni Ottanta, con tanto di portiere e tappeti all’ingresso, c’è anche la casa in cui Alessandro Porretto, l’uomo trovato ucciso ieri pomeriggio, che viveva con la madre e la sorella. E’ un piccolo portoncino di legno quello al civico 58, dove le cassette della posta sono state collocate dai residenti stessi. C’è aria di degrado in quel tratto, ma anche di dolore ed estrema consapevolezza: tutti sanno che fine ha fatto quel ragazzo “che aveva molti problemi ed era peggiorato da quando era morto il padre”, dice chi lo conosceva.
Erano trascorsi almeno tre anni da quel lutto e da allora, la sorella e la madre avevano provato in tutti i modi a stare vicino al 36enne, da tempo affetto da problemi psichici. “Ma era difficile – racconta la titolare di un negozio di alimentari che si trova nella zona – perché lui se ne andava da casa e nonostante sembrava inizalmente accettare gli aiuti, si trascurava”. Per questo, grazie alle due donne, Porretto sarebbe finalmente stato in cura al Policlinico, dove si sottoponeva ad una terapia a base di psicofarmaci che aveva però saltato tre giorni fa: “La signora e la figlia – continua una vicina di casa – ormai non si preoccupavano più quando Alessandro si allontanava, ma a quanto pare, quando sono state contattate dall’ospedale sono sprofondate nel panico. Era importante che il ragazzo si curasse, perché quello che più temevano era che gli succedesse qualcosa di brutto”.
Gli episodi che alcuni residenti di via Ferrara e della vicina via Triolo raccontano, si snodano tra la disperazione della famiglia e l’ansia di chi abita nella zona, che qualche settimana fa avrebbe notato anche uscire del fumo nero dall’abitazione di Porretto: “Qualche mese fa aveva tentato di appiccare un incendio nell’appartamento – racconta un altro vicino – quindi avevamo ormai paura che potesse rifarlo. Quel giorno arrivarono i vigili del fuoco, le fiamme furono domate in tempo, per fortuna”. “Spesso – aggiunge la cliente di un panificio in via Ferrara – la mamma ci chiedeva se l’avessimo visto. Si allontanava frequentemente, ma dopo 24 ore di solito tornava. Stavolta non sappiamo cosa possa essergli successo, è terribile”.
E in effetti, le due donne erano state avvolte dal panico due giorni fa, quando del giovane non avevano più avuto notizie. Hanno così deciso di denunciare la sua scomparsa, raccontato di averlo visto l’ultima volta con addosso un paio di jeans ed un maglioncino blu. Gli stessi abiti con i quali è stato trovato senza vita ad Acqua dei Corsari, con il volto completamente sfigurato e il corpo massacrato da quaranta coltellate. I fendenti – come ha rivelato l’ispezione cadaverica effettuata dal medico legale – sono stati sferrati soprattutto sulla schiena, ma in realtà tutto il corpo di Porretto è stato colpito con furia: dalle spalle al petto, dalle gambe fino alle braccia. Sia l’arma del delitto – un coltello simile a quelli utilizzati per aprire le ostriche – che la grossa pietra utilizzata dall’assassino, sono stati sequestrati dagli uomini del reparto Investigazioni dei carabinieri, che stanno indagando, coordinati dal pm Gery Ferrara.
Molti i punti oscuri da chiarire in questa vicenda, dal motivo per cui Porretto si trovasse in quell’area desolata e immersa nel degrado, dove di solito si rifugiano le coppiette, al movente che ha mosso la mano assassina della persona che lo ha affrontato. I carabinieri stanno scavando nella vita della vittima, per conoscere le sue abitudini e ricostruire le sue ultime 48 ore lontano da casa. Le stesse in cui sarebbe avvenuto il delitto, forse a sfondo passionale. Gli inquirenti, infatti, al momento non escludono che Porretto potesse essere coinvolto in una storia sentimentale complicata. Ma potrebbe anche aver sorpreso una coppietta in intimità, provocando una reazione imprevedibile. Ipotesi a cui, nelle prossime ore, le indagini proveranno a dare certezza. Il pm ha disposto l’autopsia sul corpo, che si trova all’Istituto di medicina legale del Policlinico.