CATANIA. E’ stata presentata nei giorni scorsi al Tribunale del Riesame di Catania dal legale Cristoforo Alessi l’istanza di scarcerazione per Benedetto La Motta, raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione di tipo mafiosa. Dalle indagini, condotte dai carabinieri della Compagnia di Giarre tra il 2010 ed il 2012, sarebbe emerso il ruolo di vertice del 56enne all’interno del clan Brunetto, per il quale secondo la Procura di Catania sarebbe il referente nel comune di Riposto.
Ma l’avvocato Alessi respinge ogni accusa. “Nei confronti del mio assistito – dichiara il legale – ritengo che siano insussistenti i gravi indizi di colpevolezza. Le accuse si fondano sulle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia – prosegue Alessi – e su un’intercettazione ad un altro soggetto. Mancano però i riscontri oggettivi”.
Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, venerdì scorso, Benedetto La Motta avrebbe risposto alle domande del gip Anna Maggiore, professandosi estraneo rispetto ai fatti contestati. “Si tratta delle stesse contestazioni – spiega Cristoforo Alessi – mosse al mio assistito lo scorso anno, nell’ambito di un altro procedimento. Cambia solo il periodo di tempo a cui fanno riferimento. A luglio il riesame aveva definito insufficienti gli indizi di colpevolezza”.
L’avvocato Alessi ci tiene anche a sottolineare l’assoluta estraneità del suo assistito rispetto alla morte del 22enne Salvatore Vadalà, ucciso nel 2008, ed alla sparizione del 35enne Giorgio Curatolo, avvenuta nel giugno del 2012. “Non c’è alcun nesso – chiarisce Cristoforo Alessi – tra il mio assistito e i due episodi”.