PALERMO – Ormai era uno spiraglio di speranza, è stato spalancato: niente chiusura del reparto di Nefrologia e dialisi dell’ospedale Cervello di Palermo. Anzi, l’assessorato regionale alla Salute, davanti allo tsunami terrorizzato dei pazienti in fila nell’unica struttura idonea per i trattamenti, rilancia. E prepara, già a partire da lunedì, come annuncia il commissario per l’emergenza Covid Renato Costa, “almeno nove postazioni aggiuntive per pazienti dializzati positivi al Policlinico di Palermo, che mette a disposizione il proprio reparto”, che si aggiungono alle dodici attive al Cervello e utilizzabili per ciascun turno. Rientra, dunque, per il momento, un allarme suonato settimane fa, che gridava di “trecento dialisi di pazienti Covid positivi per duemilaottocento trattamenti”, turni sovraffollati, una marea montante di interventi richiesti, mentre il reparto di Nefrologia e dialisi dell’Ospedale Cervello, “parrebbe che per intenzione dell’azienda ospedaliera e dell’Asp di Palermo stia per essere chiusa temporaneamente per poter far fronte, sia in termini di posti letto sia di personale sanitario a disposizione, al notevole aumento di contagi”. Parole, queste, contenute nell’interrogazione al governo regionale presentata da un gruppo di deputati dell’opposizione.
Turni impazziti e boom di richieste
Infuria, infatti, l’impennata di richieste, da parte di pazienti dializzati positivi al virus che “da otto – scriveva soltanto un paio di giorni fa la Uil-Flp – sono diventate cinquantuno in dieci giorni, con sole dodici postazioni programmate”. A mettere tutto nero su bianco sono state la Aned, l’associazione dei dializzati e la stessa Uil-Fpl, che ha posto l’accento anche sugli organici di medici e infermieri falcidiati dall’infezione dilagante, e sulla carenza di tamponi. Misura colma, come colmi sono i reparti riconvertiti contro l’ondata di contagi da Covid Omicron: esplode la disperazione, con un sit-in di protesta organizzato all’Ospedale Cervello dei pazienti sottoposti a dialisi. Non che fosse un fulmine a ciel sereno, a sfogliare il fitto carteggio tra associazioni di categoria e di tutela dei malati e, dall’altra parte, vertici dell’azienda ospedaliera e del reparto di Nefrologia e dialisi, assessorato alla Salute, presidenza della Regione. Un fascicolo ora integrato pure da un’interrogazione con una richiesta di audizione in Commissione Salute firmata dai deputati regionali Cinquestelle Siragusa, Campo, Cappello, Ciancio, Damante, De Luca, Di Caro, Di Paola, Marano, Pasqua, Schillaci, Sunseri, Trizzino, Zafarana, Zito.
La denuncia di Aned
Scriveva l’Aned, per mano del suo segretario regionale Fabio Belluomo a più riprese: “Vogliamo ribadire una cosa evidente, il malato nefropatico in emodialisi è un soggetto fragile, quasi sempre con co-morbilità, deve effettuare il trattamento tre volte a settimana, deve stare all’interno di strutture sicure, sanificate, deve vivere la terapia in condizioni di umanità e non di alienazione e paura. E soprattutto non può vivere sulla sua pelle le difficoltà organizzative di questo lungo periodo di emergenza pandemica. Per noi inoltre è importante continuare ad effettuare i tamponi molecolari (gratuiti) per poter attivare le cure con anticorpi monoclonali idonee, che sappiamo già eseguiti in quel reparto, tenendo conto che spesso il vaccino, in un soggetto immunodepresso, non attecchisce come in pazienti sani”. Ancora, a testimonianza che il problema era sul tavolo da tempo: “Oggi, in data 29/12/2021, abbiamo appreso dalla concitata e preoccupata voce di pazienti e parenti degli stessi, della chiusura temporanea del reparto per motivi legati alla nuova recrudescenza della fase pandemica dovuta all’aumento dei contagi per Covid-19. Abbiamo ricevuto tante telefonate di pazienti (e parenti) sottoposti a dialisi peritoneale che, seppur rappresenti un trattamento sostitutivo domiciliare della funzionalità renale, necessità di un follow-up continuo e costante per rendere la terapia sempre più performante ed evitare cure più drastiche come la dialisi extracorporea, molto più invasiva”.
La Rocca Ruvolo: “Tornare a curare”
Uno dei parlamentari, Salvo Siragusa, aveva inoltre scritto alla presidente della Commissione Salute Margherita La Rocca Ruvolo, chiedendo di essere audito per chiarimenti “sulla paventata chiusura del reparto”, tirando in causa, scopo audizione, l’assessore regionale Ruggero Razza, il competente dirigente generale, il direttore generale del Cervello-Villa Sofia Walter Messina, il direttore generale dell’Asp di Palermo Daniela Faraoni e i rappresentanti della stessa Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto Onlus. La presidente della Commissione, Margherita La Rocca Ruvolo di Forza Italia auspica, in attesa che la richiesta le venga recapitata, auspica intanto “un ritorno all’attenzione e alla cura per le patologie ordinarie, che poi ordinarie spesso non sono, come quelle dei pazienti dializzati. L’emergenza – aggiunge La Rocca Ruvolo – presenta l’ulteriore scenario dei pazienti ricoverati per altre patologie e poi risultati positivi al Covid. Finalmente il tema è alla ribalta, come ha ribadito la nostra Commissione ripetuto all’assessore Razza soltanto pochi giorni fa. Lui ha assicurato un approccio nuovo e concreto al problema, bisogna tornare a curare e curare con ogni mezzo possibile”.