La nonna di Elena del Pozzo: "Trent'anni, richiesta inaccettabile"

La nonna di Elena del Pozzo: “Trent’anni, richiesta inaccettabile”

“La giovane età è quella che lei ha tolto a Elena”
L'INTERVISTA
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CATANIA – “Cosa penso di questa richiesta dei pm? Abbiamo il massimo rispetto per la Procura, ma chiedere 30 anni per chi ha ucciso con premeditazione la nostra piccola Elena secondo me è semplicemente inaccettabile. Mi aspetto ben altro dalla sentenza”.

A parlare è la nonna della piccola Elena del Pozzo, a pochi giorni dalla requisitoria dei Pm al processo a carico della madre assassina rea confessa Martina Patti. La Procura ha chiesto ai giudici di condannare la Patti a 30 anni.

Rosaria Testa è un avvocato e si occupa prevalentemente di giustizia civile. Accetta di rilasciare alcune dichiarazioni e le sue parole sono più volte interrotte dalle lacrime. Intervistata telefonicamente spiega che nulla restituirà la piccola Elena ai suoi cari, ma che la richiesta della Procura lascia tanta amarezza.

Le attenuanti

“L’avvocato ci ha spiegato che il Pm ha ritenuto di concedere all’imputata le attenuanti relative alla giovane età e alla confessione, ma è proprio questo che per noi è incomprensibile – sottolinea -. La giovane età? La giovane età è quella che ha negato a mia nipote. È quella che ha tolto alla nostra Elena. Non la sua”.

E pure sulla confessione, la nonna di Elena ha qualche appunto da fare. “La confessione? Ma quando? Dopo una notte in cui è stata messa sotto torchio dai carabinieri? Quando si è resa conto che loro non le credevano? Quando l’hanno condotta vicino all’abitazione? Dopo che hanno chiesto a mio figlio se ci fosse un pozzo, perché già sospettavano cosa avesse fatto? Lei ha parlato solo quando si è resa conto che loro avevano capito tutto”.

L’eco mediatica

Sono davvero rammaricata di aver accettato di condurre una linea di basso profilo mediatico – prosegue l’avvocato Testa -. Poi leggiamo delle condanne per l’omicidio del povero Willy Monteiro Duarte e l’avvocato degli assassini dichiara che non si poteva fare di meglio dato il forte rilievo mediatico”.

“E la  nostra scelta di rinchiuderci nel silenzio, piuttosto che essere ritenuta un atto di rispetto nei confronti dei giudici, della Procura, della giuria che è al lavoro, quasi finisce per creare sospetti? No, basta! Adesso parliamo e non staremo più zitti”.

Il papà di Elena

Ho letto delle frasi ignobili nei confronti di mio figlio Alessandro – sottolinea ancora -. Mio figlio ha persino dovuto presentare delle querele, perché lo hanno accusato di cose insostenibili, che sono tutte frutto della fantasia di lei. Voleva costringerlo a tornare con lei”.

Secondo la nonna di Elena, la verità è solo una: “Purtroppo dobbiamo constatarlo, alla fine sono sempre tutti dalle parte delle donne. Non si riesce a capire che a volte ci sono uomini che sono vittime. Siccome mio figlio è alto, bello e grosso, viene giudicato male. Al processo l’imputato sembrava lui”.

“Indipendentemente dalla piega che avessero preso i loro rapporti, cosa c’entra che lei se la prende con la bambina? Cosa c’entra che lei uccide Elena? Peraltro la verità è emersa al processo e con Alessandro non c’entra niente”.

Il movente

In aula, spiega la nonna della piccola, è emerso un movente totalmente differente rispetto a quello che era venuto fuori nelle prima battute dell’inchiesta: all’inizio si era parlato di gelosia di Martina Patti nei confronti di Alessandro, che stava con un’altra donna.

“Lei uccide Elena perché un altro ragazzo l’aveva lasciata per non prendersi la responsabilità di Elena. Sono stati letti i messaggi in aula. Lei gli scrive: “Ho capito cos’è, il problema è la bambina”. La verità sull’omicidio di una bambina di 5 anni è tutta in quei messaggi tra lei e questo ragazzo. Non è stato mio figlio a lasciarla, lo ha lasciato lei”.

L’appello alla Corte

Noi ci aspettiamo una sentenza esemplare per la nostra nipotina. Lei è stata uccisa con premeditazione. Noi non vogliamo vendetta, ci aspettiamo solo giustizia per la piccola Elena, che è morta in un modo atroce. Le è stata negata la possibilità di avere una vita. Vogliamo una condanna all’ergastolo”.


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