CATANIA. Nel minuto di silenzio parla la Curva. Urla la Curva nord del vecchio Cibali. Grida forte ma senza emettere un solo sibilo che possa distogliere dal profondo rispetto lungo seppur appena sessanta secondi proferito all’interno di uno stadio. Al Massimino di Catania dalla Curva arriva un bel gesto: un messaggio che ha un sapore intriso di umanità e sensibilità. Quello di esporre uno striscione che va dritto al cuore: al cuore del problema, dribblando quel velo di ipocrisia che pare fare quasi tendenza. “Basta barconi della morte…basta potenti indifferenti”, appare in Curva nord. Un richiamo esplicito all’ecatombe di Lampedusa. Ed in un fine settimana, tra i campi di Serie A e B, in cui si è assistito a schiamazzi o addirittura a bordate di fischi nel corso del minuto di silenzio, da Catania arriva una presa di posizione che appare solenne.
“E’ solo il gesto di una curva, non osanniamo”, dirà qualcuno. Certo, è ovvio che si tratta solo di qualcosa avvenuto all’interno di uno stadio. Ma visto che di Curve e di stadi si parla molto spesso solo per episodi che richiamano ad intemperanze ed esagitati, evidenziare il significato secco e preciso di uno striscione come quello apparso a memoria di quanto accaduto al largo delle coste siciliane merita di non essere fatto passare col silenziatore. Ed allora, è “solo” uno striscione, certo. Ma stavolta non dite che sono “solo” ultras.