La notte di Palermo | è tutta per San Gigi - Live Sicilia

La notte di Palermo | è tutta per San Gigi

Gigi Buffon

L'Italia vince uno a zero con la Bulgaria e si avvicina al viaggio mondiale. Gli azzurri giocano male. Ci salva Buffon.

Italia-Bulgaria 1-0
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3 min di lettura

PALERMO- Ci sono notti stregate che i portieri parano zanzare e stelle. Negli ultimi tempi, Gigi Buffon era apparso all’inizio della strada che conduce un purosangue verso il riposo, con guanti e garretti appesi al muro. Certi tuffi spezzati, certe movenze da ronzino non convincevano più. A Palermo, il portiere di una famiglia di sportivi ha dimostrato di essere ancora il numero uno tra gli umani, perché solo Nembo Kid avrebbe fatto meglio di lui. E se una bruttissima Italia batte una coraggiosa Bulgaria, avvicinandosi al viaggio in Brasile, il merito non è della rete occasionale di Giliardino, uno che a Palermo segna anche gol regolari. Sia lode a San Gigi e ai suoi guizzi e al sangue di campione che continua a scorrergli nelle vene.

E’ stata la festa agrodolce di una città triste, ferita da una retrocessione che l’ha precipitata nel sottoscala del calcio e illuminata dalla carità della Nazionale, come ai tempi magri quando il pallone che conta passava al ‘Barbera’, già Favorita, solo in occasioni del genere. I bambini, colonizzati da maglie straniere come sovente capita quando la serie A è un miraggio per i colori locali, si sono divertiti un paio d’ore prima del fischio d’inizio, affollando il Villaggio Azzurro dove puoi scagliare la pallina tra le gambe degli omini di un biliardino infinito, intercettare su una pedana di gomma i tiri sputacchiati da una macchina, o infilare la testa nel plastico che raffigura i campioni del mondo 2006, per una foto ricordo accanto a Cannavaro.

Poi, il campo. Il marketing prevede che non esista più il magico silenzio dell’attesa. Canzoni, canzonette, video e speaker affliggono la preparazione santificata del tifoso. Inni nazionali (gli imbecilli fischiano i valorosi bulgari, con tifo al seguito. Un popolo si indigna e applaude). Dalla nebbia azzurrina dell’epica narrata appena prima emerge una squadra smagrita, monumentale e cervellotica. Candreva sulla fascia è immobile, nel senso dell’aggettivo, non del fantasista. Thiago Motta si batte con riflessi pachidermici. Giliardino fa quello che sa fare: stoppare con le spalle alla rete e cadere. E nessuno lo serve. Per la prima mezzora i bulgari stanno accorti, mentre l’Italia si incarta. Il cronista giura di non lamentarsi più per Palermo-Empoli. Il golletto di Alberto innalza i cuori: è una pia illusione del pubblico innamorato che non smette un attimo di cantare.

Nella ripresa si balla. Il mister avversario, – riportano le leggende – involontario protagonista di una espressione di Pizzul (“testa di Penev”) che telecronacava un’innocente azione,  carica i suoi, riempiendo la formazione di punte. La curva ospite incita all’assalto. E’ qui spunta la classe di Buffon che toglie dalla porta tre gol su altrettanti tentativi di attaccanti con la finale del cognome in “ov”. La prima parata su Popov è una cosa mai vista: andrebbe studiata nel manuale del goalkeeper. Titolo provvisorio della lezione: come sbeffeggiare un centravanti, convinto di aver segnato. Gli onesti bulgari ce la mettono tutta. Lo fortuna e Buffon trasbordano il risultato sulla sponda gradita. Una notte di stelle e di zanzare. All’uscita, un bambino con la maglia di Balotelli chiede all’uomo della bancarella: “Avete una maglietta del Palermo di quest’anno?”. Quello risponde: “C’è solo Miccoli”. Che fitta di nostalgia.


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