"La paralisi, le speranze e la vita | Figlia mia, l'amore mi ha salvato" - Live Sicilia

“La paralisi, le speranze e la vita | Figlia mia, l’amore mi ha salvato”

Ilenia Coppola

Ilenia, il suo viaggio da Mazara a Palermo. Un libro. E un miracolo che, forse, non è un miracolo.

PALERMO- “Esiste qualcosa di più reale di un fiore nel deserto? Tu, figlia mia, non sei un miracolo, sei un fiore del deserto, uno di quelli che spuntano tra le fessure della terra arida, spaccata dal sole, sei un fiore rosa o bianco, giallo, arancio, delicato, ma forte, ostinato, caparbio nel sorgere e nel crescere, da un anno e otto mesi. I più belli della mia vita. Ho solo ventiquattro anni, ma è come se avessi trascorso sette vite, o forse, solo due: quella prima di te, e quella di ora, insieme a te”.

Così scrive Ilenia nella sua parte di diario, nel libro ‘Non avere paura’, curato dalla giornalista Cristina Arcuri, edito da ‘Torre del vento’. Così si narra Ilenia Coppola, anche lei, come gli altri ragazzi che con le loro storie popolano le pagine, guarita da un male che sembrava inesorabile, sostenuta dal suo valore e dai cherubini terrestri, i volontari della Onlus ‘Aslti, liberi di crescere’ che, a Palermo, è uno degli epicentri di una sanità punteggiata di bravura e abnegazione. Pure lei pronta a mostrare la sua storia, con la consapevolezza di chi ha imparato che proprio quel fiore apparentemente più fragile ha in sé tutta l’acqua che gli serve per essere felice.

“Un inverno avevo la febbre e stavo malissimo – racconta lei, Ilenia, una mamma che protegge il suo piccolo e immenso fiore -. Tanti giri a Mazara, nella mia città. Qualcuno diceva che ero solo un’adolescente che voleva attirare l’attenzione, esagerando il malessere. Una notte, mi sveglio e non riesco a muovere le gambe. Mi portano all’ospedale Civico, a Palermo, poi al ‘Di Cristina. Scoprono una massa che preme sul midollo, nella parte cervicale. Subisco quindici ore di intervento e mi ricoverano in Oncologia pediatrica per curarmi con chemioterapia e radioterapia. Un lungo periodo. Sono gentili e competenti, ma non sanno se tornerò a camminare. Comincia la convalescenza. Io sono tosta. Cerco di alzarmi dal letto. Cado. Cerco ancora di alzarmi dal letto. Cado. Provo una terza volta e… Cado”.

Ora Ilenia sorride con leggerezza, ma l’eco ha con sé il peso della risalita. Prosegue: “Lascio la sedia a rotelle e prendo il girello. Piangevano tutti. Arrivo alle stampelle. Con i miei andiamo a San Giovanni Rotondo, da Padre Pio. Nella fretta dimentichiamo le stampelle. Non importa. Inizio a camminare da sola”.

Ilenia torna a casa. Le dicono che non potrà avere figli. “Ancora una svolta nella mia vita. Quasi mi scontro a un incrocio con un ragazzo in macchina. Qualche frase di circostanza. Lui mi chiede l’amicizia su Facebook. Mi chiede di uscire. Dopo le mie resistenze, perché ero stata nel frattempo abbandonata da chi credevo vicino e amico, accetto. Così ha inizio il nostro amore. Un giorno gli dico: ‘Andiamo a fare il test che ho comprato in farmacia. Lui tentenna, frena, non sa che rispondermi. I medici sono stati chiari, no? Invece il test è ancora più chiaro: sono incinta. Io sarò mamma e lui diventerà papà”.

Spiega Cristina Arcuri, presentando il progetto: “In tutti i racconti sono citati e ringraziati i medici e tutto il personale dell’Unità Operativa di Oncoematologia pediatrica dell’Azienda ospedaliera Civico di Palermo, che in ‘Non avere paura’, possono essere considerati i co-protagonisti delle storie narrate, a testimonianza che la battaglia contro il cancro è sempre un gioco di squadra. Il ricavato del libro sarà destinato a un progetto Aslti per gli adolescenti, denominato ‘Prendersi cura oltre la cura’”.

Scrive Ilenia, sopra il suo cuore-diario,  parlando con sua figlia: “Chi ama, resta: questo, anche se ti sembrerà scontato, non lo è, mio adorato fiore del deserto, dovrai sempre ricordarlo. Chi ti amerà, ti resterà accanto”.


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