PALERMO – Un pantano. Una palude. L’immagine è stata descritta in modo inequivocabile da chi ha dati e strumenti per farlo. L’ormai ex assessore all’Economia Luca Bianchi ha, anzi, legato la sua decisione di lasciare il governo proprio all’impossibilità di incidere, di smuovere, appunto, le acque stagnanti in cui versa la Regione siciliana. Uno stato nel quale la Sicilia è piombata dopo l’affondamento del ddl salvaimprese. Un fatto che porterebbe con sé conseguenze gravissime, allarmanti.
Intanto, oggi Crocetta è volato a Roma. È consapevole della gravità della situazione. Ne sono consapevoli anche i suoi alleati. Per questo, di fronte all’idea della sostituzione di Bianchi, si va alla ricerca di un identikit preciso: alto profilo, grandi competenze, disinvoltura nei momvimenti romani. Serve qualcuno che dialoghi col governo Renzi. E che intervenga subito sui conti della Sicilia. Che non quadrano.
Così, lo stallo, il pantano è raffigurato bene dalle ultime due sedute dell’Assemblea regionale. Brevi e indolori. L’ultima, durate cinque minuti, al cospetto di sei deputati. A Sala d’Ercole, intanto, la Finanziaria-bis non arriva. Si è vista oggi, per la prima volta, in Commissione bilancio.
Ed è questo il primo problema. In attesa, infatti, sono circa 20 mila siciliani (dipendenti di società regionali, Teatri, associazioni). I loro stipendi, sulla carta, ancora non esistono. Anche perché – lo ha spiegato lo stesso Bianchi – la bocciatura del ddl sul mutuo si lega a doppio filo a quella Finanziaria. L’approvazione del testo sui pagamenti, infatti, avrebbe consentito – stando alle stime del governo regionale – di incassare circa 70 milioni di euro di gettito Iva. Soldi che sarebbero serviti per far quadrare, appunto, i conti della Finanziaria-bis. Ma col ritorno in commissione del ddl, si riparte da capo.
Col rischio di reazioni a catena. Alcune di queste, tra l’altro, illustrate dallo stesso Bianchi. “Lo stop al dl pagamenti – ha spiegato l’ex assessore – ci costringerà a pagare interessi di mora pari all’8%, invece del 2,8% previsto dal nutuo. A questo andranno aggiunte le sanzioni che potrebbero giungere dall’Europa. E che possono arrivare fino al blocco delle assunzioni, mettendo a rischio, così, anche le stabilizzazioni dei precari. Infine, il venir meno dell’anticipazione a Riscossione Sicilia di 40 milioni, potrebbe portare una società strategica come questa alla chiusura”.
Ma ovviamente, non c’è solo questo. Come detto, il dl pagamenti sarebbe stato propedeutico alla manovra-bis. Un intervento da 300 milioni di euro che dovràmettere delle “pezze” dopo la maxi-impugnativa del Commissario dello Stato. Un testo giunto solo oggi in Commissione, dove sarà ulteriormente discusso. Insomma, per l’approvazione è ancora presto. Senza contare il fatto che nel frattempo lo stop al “salvaimprese” comporterà il rallentamento di una serie di pagamenti ai fornitori della Regione che attendono in alcuni casi da anni.
Insomma, il quadro è a tinte fosche: imprese bloccate e in crisi, dipendenti “para-regionali” senza stipendio, teatri senza finanziamenti, associazioni antiracket a secco, come Università, enti parco, Forestali. Tutto fermo. Senza contare le aziende sanitarie e gli ospedali. Anche la nomina dei dirigenti generali – è ormai sotto gli occhi di tutti – è legata solo a logiche di Palazzo. E nel frattempo, la maggior parte delle Asp va avanti con alla guida commissari che sanno già che non verranno riconfermati. Con tutte le conseguenze del caso.
Nel frattempo, infatti, c’è da risolvere un altro problema. Il problema dei problemi. Che ha sorpassato, come è ormai evidente, le altre emergenze. La dimostrazione plastica proprio pochi giorni fa, quando la maggioranza ha snobbato il dl salvaimprese per provare a far quadrare le nuove tessere dell’esecutivo. Un’immagine rispolverata oggi, in una imbarazzante seduta dell’Ars, alla quale hanno partecipato una manciata di deputati. Una seduta-lampo, quasi inutile. C’è altro a cui pensare, appunto. Il problema dei problemi: il rimpasto di governo. E i prossimi giorni potrebbero persino essere più difficili. Si avvicinano le elezioni europee. E molti deputati hanno già la testa altrove. La Sicilia è un’immensa palude, adesso. Dove la politica – soprattutto quella che oggi ha anche responsabilità di governo – sta trascinando i siciliani.