Domani si conoscerà il nome del presidente dell’Irfis, la società finanziaria passata interamente nelle mani della Regione siciliana. L’assemblea dei soci convocata ieri per la prima volta, infatti, è andata deserta. E il tam tam sul toto-presidenti ormai dà quasi per certo il nome di uno degli assessori della giunta Lombardo. Ipotesi sulla quale è intervenuto il vice presidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro.
Tra 24 ore si conoscerà il nome del nuovo presidente dell’Irfis. In una nota, lei ha “auspicato” che la nomina sia libera da condizionamenti politici. Eppure il nome più accreditato pare essere dell’assessore all’economia Gaetano Armao. Insomma di lontano dalla politica c’è ben poco…
“Non voglio personalizzare. Noi abbiamo chiesto al governo di rispettare dei principi generali affinché l’economia sia aperta e competitiva. E per questo auspichiamo una composizione dell’organo di governo dell’Irfis che tenga conto delle professionalità che siano ad un tempo anche libere da specifici condizionamenti politici per fugare la diffusa paura che l’Irfis possa diventare lo strumento per continuare a ‘governare’ la gestione delle risorse pubbliche che in troppi casi in passato è risultata clientelare ed inefficiente. Tutto il resto rientra nelle valutazioni del governo”.
Obiettivo più volte sottolineato della Regione è quello di creare con l’Irfis un polo per lo sviluppo che inglobi anche Ircac, Crias, spostandoli sotto un’unica regia. Che cosa ne pensa?
“Noi parliamo solo delle cose che conosciamo. Sicuramente abbiamo la necessità di avere una Regione terza e distante rispetto all’uso dei fondi europei”.
Di fatto, però, dopo la cessione del ramo creditizio a Unicredit, l’Irfis è di fatto rimasta una scatola vuota. Che dovrebbe riempirsi proprio con la gestione dei fondi destinati alle imprese…
“Se controllata e controllore sono in un’unica filiera l’esperienza dimostra che i risultati non possono essere buoni. Posso dirle che giudichiamo positivamente la scelta del governo di destinare l’Irfis ad una azione di effettivo sostegno alle piccole e medie imprese siciliane attraverso attività che, auspichiamo, non ostacolino la concorrenza e si limitino a colmare le diseconomie territoriali senza alcuna invasione di campi riservati alla libera iniziativa ed al mercato”.
Ma in che modo la Regione dovrebbe muoversi per non ostacolare la concorrenza?
“Consolidando sempre di più il ricorso a bandi pubblici”.
Che cosa si aspetta per domani?
“Cerco di incidere nel dibattito pubblico, ma non voglio fare polemica perché le imprese non è hanno bisogno. Il governo ha la sua autonomia e la rispettiamo”.