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La riforma e i baroni

Il retroscena delle dimissioni
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Il rettore dellAteneo palermitano, Roberto Lagalla

Il rettore dell'Ateneo palermitano, Roberto Lagalla

“Motivi personali”. E’ questa la giustificazione che avrebbe portato il neo direttore generale dell’Università di Palermo a dare le proprie dimissioni. E’ il secondo in poco più di tre mesi. Ma cosa c’è dietro? Tutti (vox populi) dicono che il buco nel bilancio universitario – che si aggirerebbe sui 30 milioni – sarebbe la vera causa della fuga dei direttori amministrativi, alle prese con la quadra dei conti. Ma ci sarebbe un retroscena. Fonti interne all’Ateneo spiegano come ogni direttore amministrativo ha ben chiara la situazione ancor prima di assumere l’incarico. Non è una sorpresa. E la linea inaugurata dal rettore Roberto Lagalla (nella foto)  è chiara: tagliare, accorpare, ottimizzare, risanare. Il compito del direttore amministrativo è, dunque, far quadrare i conti. Ma per compiere la propria missione questi deve far fronte ai “poteri forti” dell’Università. Baroni, baronetti e baronati che non cederebbero di un passo, che opporrebbero resistenza ad ogni iniziativa tesa a ridurre le spese dell’Ateneo. Una resistenza così forte da legare inevitabilmente le mani a chiunque si appresti a maneggiare la materia. Tanto forte da far rinunciare a uno stipendio annuo che molti invidierebbero. Perché piuttosto che apparire incapaci, a volte è meglio mollare, lasciando al proprio destino chi proprio non vuol sapere di cambiare il sistema. Con buona pace del rettore e della sua volontà di sistemare i conti dell’Università di Palermo.


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