La sanità, ma a caro prezzo - Live Sicilia

La sanità, ma a caro prezzo

Generalmente i riflettori vengono puntati sul pianeta sanitario quanto accadono eventi tragici. Rimane, tuttavia, nell’oscurità tutto il resto. Fatto di normale, ordinario, disagio. E qualche sorpresa. Almeno per me. Recentemente mi sono sottoposto a delle analisi cliniche di routine in un laboratorio privato convenzionato. Nel luogo prescelto trovo un cartello, affisso sia fuori che dentro la struttura. Leggo che ogni giorno, dall’inizio del mese di luglio, si possono assicurare solo un certo numero di prestazioni, venti, in regime di servizio sanitario regionale, dal ventunesimo in poi si passa al regime libero professionale, cioè si paga tutto. Ciò serve a restare dentro il budget, ossia sotto il tetto di spesa rimborsabile, assegnato al laboratorio per l’anno in corso. Quindi, già a metà anno, scatta l’allarme rosso. Chiedo se questo particolare provvedimento riguarda soltanto loro. No, mi si risponde, anzi in altri posti fanno pagare tutti, senza neanche mettere in palio il bonus per i primi venti. Di fatto, ognuno si regola come crede. Siamo quindi passati alla sanità privata, commento con la gentilissima dottoressa che procede al prelievo del sangue. Praticamente sì, mi risponde. La richiesta del medico curante mi è rimasta tristemente in tasca e ho sborsato quarantacinque euro, sei in più di quanto mi avrebbero chiesto se mi avessero arruolato tra i primi venti. Forse la memoria mi tradisce. Ma alcuni mesi addietro, non era stato annunciato dal governo regionale che molte famiglie non avrebbero più pagato il ticket sulle prestazioni sanitarie, sperimentando così in concreto i vantaggi della nuova sanità finalmente risanata?

Ora, può essere che io sono entrato nell’unico posto in cui non sanno che abbiamo importato di sana pianta la sanità norvegese, ma visto che quel che racconto l’ho vissuto di persona, posso confermare che i ticket sono stati eliminati, ma nel senso che oltre a quelli ora si paga anche il resto. Vedendo che il numero degli aspiranti analizzandi nel corso della mattina superava i cento, quindi venti fortunati e un’ottantina di mazziati, mi sono incuriosito e ho chiesto se la regola valeva pure per quelli che usufruiscono di esenzioni varie. Sì, mi è stato risposto, con estremo garbo e pazienza, vale anche per loro. Sempre che non si mettano in coda alle sei di mattina, o anche prima, e non rientrino nella magnifica doppia decina. Se non ce la fanno, sottolineano, o pagano e sorridono, oppure si ripresentano la prossima mattina e ci riprovano. Elementare, Watson! 

Ma voi ve l’immaginate un vecchietto sofferente, del tutto esente, che si mette in coda per diverse mattine pur di ottenere quel che gli spetterebbe? Va detto che siamo in un quartiere residenziale, dove la gente può scucire, senza fare una piega, decine di euro. In altre zone della città, o della Sicilia, la cosa può assumere aspetti molto pesanti. Quello che mi ha stupito quella mattina è che tutti pagavano, con moneta sonante o carte di credito, senza chiedersi e domandare nulla. Come se quella prassi la vivessero da una vita e fosse del tutto normale pagarsi di tasca propria, per intero, sia normalissimi esami, ma anche analisi molto costose. A me è sembrato come quella volta che, dopo venti anni, ho causato un piccolo incidente con l’auto e l’assicurazione, invece di farmi i complimenti per non avergli dato pensieri per due decenni, quasi mi raddoppia la quota di responsabilità civile. Ed anche qui, dopo alcuni anni che non ricorrevo alla sanità, una volta che ne ho bisogno devo pagare tutto. Uscendo da lì mi veniva in mente il citato annuncio della politica regionale circa i ticket che sarebbero stati eliminati. E’ stata propagandata come una di quelle mirabolanti riforme che dovrebbero farci capire che siamo sulla strada giusta. Ma, tenendo a mente i portafogli che si svuotavano per pagarsi ciò che prima era del tutto, o almeno parzialmente, coperto dal sistema sanitario pubblico, mi sono ricordato il titolo di un commento di Puglisi su LiveSicilia: mani in alto questa è una riforma!


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