Palermo, scure Dpcm sui locali notturni: "Si perde meno restando chiusi"

Scure Dpcm sui locali notturni: “Si perde meno restando chiusi”

I provvedimenti spaventano i titolari dei pub: "Fatturato in calo del 75 per cento". Ristoratori al loro fianco

PALERMO – Gli imprenditori che vivono di attività serali lo ripetono allo sfinimento: per loro è in atto una “demonizzazione” di bar, ristoranti e pub. Un’opinione che a Palermo si è diffusa fra gli addetti ai lavori senza distinzioni, che si tratti di esercizi commerciali legati alla movida notturna o di quelli che fanno della cucina il proprio fulcro. I motivi possono essere diversi ma di fatto a nessuno piacciono le disposizioni nazionali anti-Covid, che prevedono lo stop all’alcol da asporto a partire dalle 18 e la chiusura a mezzanotte per tutti.

Due locali, un solo obiettivo

Nel centro storico, quasi uno di fronte all’altro, si trovano un pub di recente apertura e uno considerato storico: il Wanderlust e il Lizard. Entrambi sono accomunati dalla giovane età dei proprietari e dalla voglia di reinventarsi senza cedere al peso del Covid: “Ho deciso di non arrendermi e di aprire nel primo pomeriggio, per cercare di resistere a questa mannaia – dice Francesco Pedone del Wanderlust –. Almeno il mio locale può contare sul servizio al tavolo e posso provare a dare un’alternativa a chi vuole studiare o ha bisogno di lavorare rilassandosi. Chi non ha il servizio al tavolo è finito. Questo è un altro risultato di un grande errore: quello di demonizzare la movida quando invece è evidente che i focolai non sono nei pub”.

Il centro storico

Quanto alla sopravvivenza nel centro storico palermitano, secondo Pedone “l’ultima ordinanza del sindaco Orlando può rivelarsi uno strumento utile a contrastare gli abusivi senza regole, ma ci sono altri aspetti importanti che non vanno. Si rende necessario un prolungamento della concessione in deroga del suolo pubblico per evitare gli assembramenti, e poi c’è la Ztl che adesso contrasta nettamente con l’incentivo a usare il trasporto privato. Soprattutto quella notturna a questo punto è inutile, vista la chiusura dei locali a mezzanotte. Sarebbe opportuno sospenderla – conclude – e non è escluso che faremo questa richiesta al Comune”.

“Non criminalizzare i pub”

Poco più avanti Gabriele Maniscalco, titolare del Lizard, è diviso fra le scelte economiche e quelle dettate dal cuore: “Il nostro pub è attivo da ben quindici anni – racconta – e ha fatto da apripista per molte altre attività della zona. Abbiamo attraversato diverse fasi e ci siamo sempre adattati. Ora vari provvedimenti stanno evidenziando che i locali cosiddetti ‘notturni’ sono considerati solo luoghi della perdizione, e non parti integranti dell’economia né spazi di socialità tutta moderna. Non è vero che al pub ci si ubriaca e basta – assicura – e ci rattrista essere visti come la pecora nera del settore o peggio ancora come focolai”.

Calo di affari del 70 per cento

Il Dpcm si abbatte come una scure sui progetti di Maniscalco, che prevede “un’incidenza sul Lizard davvero catastrofica. Abbiamo lavorato notte e giorno per adeguare gli spazi interni ed esterni, tra l’altro molto esigui come quasi tutti i locali della zona, ma possiamo già stimare un calo di almeno il 70 per cento della fruibilità del nostro pub. In queste condizioni l’ipotesi della chiusura rischia di farsi sempre più concreta”.

“I governi stanno a guardare”

Cali insostenibili anche per Alfio Zambito, proprietario del Berlin Cafè e presidente della Feipe Palermo Assoimpresa: “Sabato scorso ho fatturato il 75 per cento in meno di un sabato normale – fa presente –. Se moltiplichiamo per ogni sabato del mese vuol dire debiti. Noi titolari dei pub stiamo dimostrando che riusciamo a evitare gli assembramenti e mantenere il distanziamento, quindi cosa cambia fra chiudere a mezzanotte e farlo alle due? Visto come stanno le cose, in questo momento certe attività perderebbero meno soldi stando chiuse”.

Sembra una guerra alla movida

Zambito preannuncia che incontrerà i rappresentanti delle altre associazioni di categoria, “per preparare una proposta che possa salvarci da quella che sembra più una guerra alla movida che al Covid. C’è anche da dire che le invocazioni che abbiamo fatto a livello di controlli erano necessarie, perché gli avventori dei locali non avevano recepito le regole; la grave mancanza riguarda invece un dialogo con la Regione, che non c’è. Per esempio – continua – nessuno ci ha mai chiesto quali misure finanziarie occorressero per sostenerci. Quello che stiamo tentando di fare è lavorare per coprire le spese, mantenere le famiglie dei nostri dipendenti e rispettare le scadenze, mentre i governi stanno a guardare”.

Ristoratori solidali

Il mondo dei ristoratori manifesta solidarietà nei confronti dei pub, con cui sta affrontando ogni risvolto gomito a gomito. Lo dice Antonio Cottone, titolare della pizzeria La Braciera e presidente di Fipe Confcommercio Palermo: “Il Dpcm non provoca grandi cambiamenti alla ristorazione, se non il fatto che il numero di persone allo stesso tavolo è ridotto a sei – spiega –. Questo però è un aspetto che può essere ottimizzato nel rispetto delle norme. Quello che non va bene è il clima generale: il governatore Musumeci ha emanato nuove restrizioni, lo stesso ha fatto il sindaco Orlando prima di lui, insomma c’è quasi una specie di gara che non tiene conto del tessuto economico che sta morendo”.

“Lockdown a Natale? Ipotesi assurda”

Cottone ravvisa anche “un paradosso non da poco: restrizioni per i ristoranti, per i pub, per lo sport, ma nulla di simile nel pubblico servizio. Se è giusto che si siedano a un tavolo solo sei persone, allora i vincoli dovrebbero valere anche sugli autobus. Ecco perché sembra assurdo parlare di ‘possibile lockdown a Natale’: invece di procedere al passo di un decreto ogni settimana, si dovrebbe avere il coraggio di programmare come e quando chiudere. Magari trovando un periodo ‘morto’ come il mese di novembre, storicamente più spento dal punto di vista imprenditoriale. Che si limitino solo certi ambiti in maniera selettiva fa rabbia – conclude Cottone – e faccio un esempio su tutti: mentre era già in atto l’ultima ordinanza sindacale, il Comune ha patrocinato il Birra e griglia fest organizzato dal 16 al 18 ottobre a Villa Filippina. Una cosa che secondo me, alla luce di quanto deciso finora, non ci si può permettere”.


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