La Sicilia del palazzi | La Sicilia che cade a pezzi - Live Sicilia

La Sicilia del palazzi | La Sicilia che cade a pezzi

Quelli che stanno benissimo dentro il palazzo, con i loro conti in banca. Quelli che vivono, con coraggio, la pena di tutti i giorni. Chi ricongiungerà mai queste due lontanissime Sicilie?

C’è una Sicilia che sbocconcella molliche di potere raffermo, annidata nei suoi palazzi. C’è una Sicilia che, concretamente, cade a pezzi. C’è una regione (minuscola) che conduce le sue folli scorribande all’ultima poltrona, spostando le pedine di un Monopoli campato in aria. C’è una Regione (maiuscola) che, in mancanza di interlocutori, spinge quotidianamente in avanti il carro della sua pena.

Due storie distanti, eppure simili, danno il senso della dismisura. Ecco la tristissima vicenda di un ragazzo di 17 anni di Aragona, affetto una malattia che gli impedisce di muoversi e di parlare. Vorrebbe soltanto andare a scuola, ma non si rintraccia un autobus provvisto della pedana per il trasporto dei disabili, secondo quanto raccontano i familiari. Scrive sua madre su Facebook, per amore e per rabbia: “Presento domanda per il trasporto all’ex Provincia Regionale di Agrigento e mi informo se almeno una delle varie cooperative accreditate all’Albo Regionale sia munita di pulmino con pedana. La risposta è negativa, ci sono pulmini tutti senza pedana”. Quel ragazzo sarà dunque costretto a restare a casa, perché i suoi genitori non potranno accompagnarlo in eterno dalla casa di Aragona alla scuola di Agrigento.

La seconda strofa della canzone del disastro è affidata a un video tra il raccapricciante e il comico. Un filmato virale in cui si mostra una macchina quasi in bilico sul dirupo sulla strada provinciale numero 53. Recita la voce fuori campo dell’automobilista che ha realizzato il filmino horror: “Percorrendo la strada provinciale che porta da Alia a Sclafani Bagni ci siamo imbattuti in qualcosa di allucinante. In pratica si camminava ed è scomparsa completamente la strada con un dirupo di circa quindici, venti metri”.

C’è davvero di tutto nel beverone di queste cronache, corredate da repliche che non convincono troppo. Come elemento di scena, il papocchio delle ex Province, impiccate a una riforma che non decolla; ha notato, a proposito del burrone Franco Campanella, senatore per ‘L’altra Europa con Tsipras’: “Se annunciamo l’abolizione delle Province dal salotto di Massimo Giletti e poi in tre anni non riusciamo a produrre una legge decente che istituisca i liberi consorzi di Comuni, succede questo…”.

Ma soprattutto si coglie l’evidenza del baratro che divide le due Sicilie: quella di Palazzo d’Orleans e di Palazzo dei Normanni e quella delle sedie a rotelle, quella dei palazzacci e quella delle macerie. Niente può ricongiungerle, niente può alleviare la sofferenza dell’una, poiché l’altra pensa solo alla propria ingordigia. Le strade di collegamento tra siciliani semplici e siciliani regnanti, col pennacchio di illustrissimi e i conti in banca da satrapi, sono crollate da tempo. E non si vede, all’orizzonte, lume di trazzera.

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