"Sicilia ingessata dalla burocrazia e su Musumeci vi dico..." - Live Sicilia

“Sicilia ingessata dalla burocrazia e su Musumeci vi dico…”

La pandemia, la crisi petrolifera e gli uffici immobili della Regione. Intervista al presidente di Sicindustria Gregory Bongiorno

PALERMO – Imprese in ginocchio dopo due anni di pandemia, adesso ci sono anche i rincari scaturiti dalla crisi petrolifera e dalla guerra. Sullo sfondo c’è, da sempre, uno dei principali problemi, che attanaglia l’isola: la burocrazia. Ne abbiamo parlato con Gregory Bongiorno, presidente di Sicindustria.

Qual è la fotografia della Sicilia?
“È tutto ingessato, molte iniziative non si avviano perché se si pensa a tutto quello che si deve affrontare c’è da impazzire. Esiste un sovraformalismo che non serve e crea solo ritardi”.

Cosa chiedete alla politica?
“Che al primo punto dell’agenda ci sia l’impresa, lo sviluppo economico e occupazionale. Stiamo attraversando un momento assai particolare, un tempo gli imprenditori si lamentavano più dei lavoratori, oggi, e ciò fa capire che siamo in recessione, si lamentano tutti. Quello dell’energia è un problema dell’imprenditore perché è aumentata del 500% ma è anche delle famiglie dei lavoratori che non sanno cosa farsene di 200 euro l’anno di ristoro”.

La sua opinione sul governo Musumeci.
“Ha ereditato una situazione pesante, ha governato in un momento difficile come quello della pandemia, quindi la valutazione deve tener conto di questi elementi. Ha fatto un buon lavoro sulla spesa dei fondi comunitari organizzati meglio rispetto al passato, ha centrato l’obiettivo della legge sull’insularità portata avanti da Gaetano Armao, al momento non vediamo gli effetti immediati non paghiamo ancora meno il biglietto aereo e la benzina costa come in Italia, ma è passato il principio importante che varrà per il futuro. Di contro per la semplificazione e sburocratizzazione questo governo non è riuscito a incidere ed è sotto gli occhi di tutti”.

Pastoie burocratiche e lentezza pachidermica. È necessario snellire le procedure, molti progetti sono fermi mentre il mondo corre e non aspetta i tempi lunghi delle nostre autorizzazioni. Come superare questo empasse anacronistico?
“Le tante risorse del Pnrr che saranno destinate alla Sicilia consentirebbero di far partire l’Isola, noi come aziende private diamo lavoro a circa un milione duecentomila lavoratori. Con piccole variazioni questo numero non aumenta da troppi anni, ci sono dei settori come l’edilizia grazie ai Superbonus, il turismo e l’agricoltura, che vanno bene, ma nello stesso tempo altri che stanno perdendo terreno. Per dare una scossa occorrono investimenti importanti e ci sarebbero le risorse per poterlo fare. Un settore che in questo momento potrebbe avere un vero e proprio boom è l’energia sostenibile, oggetto di grande interesse da parte di varie multinazionali”.


Parliamo di energie rinnovabili e viene naturale pensare al sole siciliano
“Gli stakeholder che vogliono investire in Sicilia proponendo nuove idee di sviluppo magari hanno presentato dei progetti tre anni fa e ancora aspettano. Un esempio è la Eon, l’Enel tedesca, che ha deciso di investire in energie alternative per i prossimi anni, 30 miliardi di euro, di cui 10 in Italia e di questi 5-6 in Sicilia. A conti fatti come due Pnrr. Purtroppo, nell’analisi costi-benefici spaventiamo le aziende perché la domanda è sempre quella: quanti anni impiegheremo a realizzare la messa a terra? La verità è che siamo lenti e il tempo per entrare nel mercato è fondamentale altrimenti c’è il rischio che si perdano delle opportunità. In Sicilia tutto è aleatorio e quando c’è incertezza gli imprenditori non investono”.
Il presidente Musumeci ha già manifestato la richiesta di prorogare sino al 2030
“Un modo per mettere le mani avanti, perché è risaputo che il problema sono i ritardi della macchina amministrativa. Sburocratizzazione e velocità nella mobilità sono il sogno di ogni politico”.
Ma la politica dovrebbe migliorare le prassi, cambiare, incidere, attraverso leggi puntuali.
“Sì, dovrebbe farlo con le leggi ma serve coraggio, l’unico modo per far rispettare ai dirigenti il tempo del rilascio delle autorizzazioni è il provvedimento disciplinare e se i ritardi causano danni patrimoniali alle aziende dovrebbero essere loro a pagare. Questo significa mettersi contro l’apparato burocratico che è un potere forte all’interno della Regione o di un ente locale. Bisogna semplificare, che non significa deregulation semplicemente velocizzare. Semplificazione e senso di responsabilità, gli imprenditori per esempio devono potersi muovere con le autocertificazioni, a cui devono seguire ovviamente i controlli. Chi sbaglia paga e intanto si parte e si va avanti”.
Esiste un piano industriale, una visione che vada oltre il presente?
“Mi auguro che i candidati alle prossime elezioni ci pensino perché serve attirare risorse finanziarie, ci vuole una road map con obiettivi strategici da realizzare. Pochi punti chiari e spiegare in modo semplice cosa si ha intenzione di fare. Se parliamo di energia, come si vuole incrementare il piano energetico? Non si può continuare a lavorare in uno stato di emergenza perenne, mi vengono in mente le parole del mio professore di strategia aziendale con la ‘matrice di Eisenhower’, grande generale e presidente degli Stati Uniti: occorre dare la priorità alle cose importanti solo così si avranno meno emergenze, perché si sono strutturate alcune questioni fondamentali. Se si mette a terra il piano dei rifiuti non si avranno problemi in futuro, questo vale per qualunque organizzazione e soprattutto per chi ha la responsabilità di governare una grande regione come la Sicilia”.
Isola al centro del Mediterraneo. Che rapporti avete con i vicini di mare?
“Ottimi, in quanto la stessa Ue finanzia progetti transfrontalieri, vedi Tunisia e Malta, e Sicindustria – attraverso Enterprise Europe Network, la nostra rete europea – accompagna le aziende all’internazionalizzazione, digitalizzazione e sostenibilità, in tal modo avviciniamo le due sponde. Penso al caso di una impresa di Valledolmo che non riusciva a reperire legname sul mercato locale, si è rivolta a noi e ha trovato un produttore turco, hanno firmato accordi e ricevuto la fornitura da Ankara. I nostri mercati sono troppo piccoli incluso quello nazionale. La crescente globalizzazione dei mercati fa si che nessuna azienda possa permettersi di rimanere chiusa nel proprio mercato, quindi dobbiamo guardare oltre”.

Sicindustria è un punto di riferimento per lo sviluppo della Sicilia. Come si sta muovendo l’associazione?
“Sicindustria rappresenta 1200 aziende a cui diamo voce nel confronto con le istituzioni e con la politica. Oggi ci sono molte opportunità, penso ai finanziamenti, al Pnrr, ai fondi comunitari, ma gli imprenditori chiedono che si affrontino gli aspetti dolenti, le priorità e i problemi delle imprese, i ritardi della pubblica amministrazione, i pagamenti che non arrivano, i tortuosi percorsi burocratici costellati da quelle figure di funzionari e dirigenti pubblici che stanno frenando lo sviluppo economico dell’Isola”.


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