La Sicilia nella morsa della siccità: il piano per i territori in crisi

La Sicilia nella morsa della siccità: il piano per i territori più in crisi

La grande emergenza. La corsa contro il tempo
LA GRANDE SETE
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PALERMO – La Sicilia nella morsa dell’emergenza siccità si prepara ad affrontare possibili turnazioni nel Palermitano e combatte contro lo spauracchio dell’esaurimento delle dighe che riforniscono le città di acqua potabile.

Criticità tra Agrigento e Caltanissetta

La cabina di regia coordinata dal capo della Protezione Civile, Salvo Cocina, sta monitorando gli appalti affidati a 23 enti attuatori, Comuni, società di gestione del servizio idrico e consorzi di bonifica. Ma i tecnici stanno lavorando anche a un secondo Piano da 20 milioni di euro, stanziati dalla Regione. L’epicentro delle criticità è nel cuore della Sicilia, dove si aggira lo spettro dei Comuni a secco.

Quindici città a cavallo tra Agrigento e Caltanissetta sono servite dalla diga Fanaco. Nell’invaso, che può ospitare fino a 20 milioni di metri cubi d’acqua, sono presenti soltanto 200 mila metri cubi, in pratica circa l’1%. Siciliacque, la partecipata della Regione che gestisce le reti di sovrambito, combatte contro l’esaurimento dell’invaso, che potrebbe avvenire entro 20 giorni. Per questo è stato installato un galleggiante che consente di aspirare l’acqua superficiale e non quella fangosa. Lo scopo è utilizzare fino all’ultimo litro disponibile.

Siccità, la rete e le strategie del Piano

Il Fanaco rifornisce, insieme agli invasi Voltano e Tre Sorgenti, anche Agrigento, dove Claudio Guarneri, il direttore generale di Aica, l’azienda idrica locale, ha segnalato alla prefettura un calo del 40% dei volumi immessi nelle reti. Ma non basta, è stata rilevata anche una riduzione del 25% dei volumi forniti ai Comuni dall’acquedotto Favara di Burgio.

“Tali riduzioni stanno comportando significativi disagi alle utenze del territorio gestito da Aica – ha detto Guarneri – . La nostra volontà è quella di ripartire in maniera equa tali riduzioni. È necessario convocare, e con urgenza, il tavolo tecnico permanente sulla crisi idrica del territorio di Agrigento per porre in essere quanto necessario alla decurtazione orizzontale delle riduzioni”.

L’appello di Guarneri potrebbe trovare conforto in uno degli interventi ultimati da Siciliacque, quello sulla centrale di sollevamento Mosè, che aumenta le connessioni tra l’acquedotto Favara di Burgio e la conduttura Gela-Aragona, prelevando meno acqua dal sistema Ancipa-Blufi.

L’altro fronte Nisseno

Il sindaco di Caltanissetta Walter Tesauro ha lanciato un appello ai privati, affinché concedano i pozzi di proprietà in utilizzo a Caltacqua: per questo saranno pagati. Entro la fine di luglio, “la società completerà i lavori di ripristino – ha assicurato Caltacqua – e messa a norma anche del secondo nuovo pozzo presente a Pantanelli”.

Appena qualche giorno fa, sono stati consegnati anche i lavori per il potenziamento della sorgente Bubbonia, di Mazzarino, finanziati dalla cabina di regia regionale per tre milioni e 200 mila euro e che saranno completati a fine ottobre.

Le connessioni tra acquedotti e gli appalti

Sulle Madonie, a confine con Polizzi Generosa, Siciliacque sta trivellando e gestendo nuovi pozzi, anche nell’area dei monti Sicani, lo scopo è aumentare il volume dell’acqua che può essere immesso in rete. Altra mossa è la creazione di collegamenti tra reti provinciali, per accrescere la capacità di scambio tra un acquedotto e un altro.

Un esempio, l’acqua della diga Ancipa, che rifornisce i comuni dell’Ennese, e molte aree del Messinese e del Catanese, potrebbe essere inviata anche in altre province. Nelle prossime settimane, infatti, i volumi idrici disponibili serviranno a compensare le carenze dei territori a secco. Ancipa al momento accoglie circa 8 milioni di metri cubi, rispetto ai 20/26 milioni degli anni passati, si tratta di fonti preziose per il sistema, se dovessero mancare, ad agosto, le piogge.

Il caso Lentini

Il lago pieno d’acqua potrà iniziare ad essere sfruttato. È stato mantenuto l’impegno del consulente dell’assessorato all’agricoltura Salvatore Barbagallo, che aveva annunciato il riavvio delle idrovore. Lo scopo è utilizzare gli 80 milioni di metri cubi d’acqua per le coltivazioni della Piana di Catania, dove gli agrumeti rischiano di andare distrutti e gli olivi non sono produttivi a causa della siccità.

Alcuni giorni fa Salvatore Scardino, il segretario regionale di Cia Sicilia, aveva esortato la Regione a rimettere in funzione le condutture, danneggiate dall’alluvione del 2021. Schifani ha annunciato che la prima idrovora è stata sistemata e potrà alimentare 400 ettari di coltivazioni.

L’allerta dell’Anbi

“Con un luglio tra i più più caldi di sempre, se non hai una infrastrutturazione idrica fatta bene nel territorio, è inevitabile l’arretramento economico e sociale, di tutti i comparti”. Massimo Gargano è il direttore nazionale dell’Anbi, l’associazione che racchiude tutte le autorità di bacino. E punta il dito contro il “sistema Sicilia” a pochi giorni dal nuovo report sul Meridione.

“In una regione in cui ci sono 26 grandi dighe delle quali 3 inutilizzate – continua Gargano – 10 in attesa di collaudo, con una diga come la Trinità, che può contenere 20 milioni di metri cubi ma si trova con le paratie aperte, adesso anche i cittadini di Palermo rischiano di vedere l’acqua razionata, il quadro è devastante”.

Cosa fare?

Il direttore dell’Anbi è categorico: “Non può accadere più che un allevatore porti i propri animali al mattatoio, che l’acqua arrivi nei campi con le autobotti. Una polemica la faccio, quando sento parlare di desalinizzazione, ci vogliono anni. Per collaudare le dighe e fare le manutenzioni potrebbero bastare alcuni mesi. Dissalare l’acqua è costosissimo, perché dovremmo impegnare risorse dei cittadini guardando al deserto. La nostra Italia, la nostra Sicilia è un giardino che dobbiamo mantenere, la desalinizzazione va bene dove non ci sono alternative, non dove ci sono dighe incompiute”.


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