Questa è una storia moderna, una che parla del mondo per com’è oggi. Se ne discute quasi ogni giorno, si dice chi sono, dove li hanno presi, come vivono, ma il mondo cambia, e con lui i tempi, i luoghi e spesso anche i nomi… o i soprannomi. “A mare siamo” disse il Boss, “Si portarono Nino l’Ammiraglio”. Cicciuzzu disse che alla fine se era un ammiraglio è lì che doveva andare, a mare. “Ora la sua zona è scoperta, devo trovare qualcuno ca mi porta ù Pizzu, u capisci chi dico?” continuò. Il ragazzo si offrì candidamente dicendo che ci avrebbe pensato lui. Ora era grande e poteva aiutare lo Zio nei suoi affari. Era figlio di suo compare che era imbarcato e praticamente il Boss l’aveva cresciuto come fosse figlio suo. Il Boss era uno all’antica, di quelli che ormai ce ne sono pochi e niente, gli aveva comprato il motorino quando aveva fatto dodici anni e per le occasioni gli regalava sempre soldi ma sapeva che per la Famiglia Cicciuzzu non era utile. Infatti per tutti era ù scimunito ru paisi.
“Va bene” disse poi lisciandosi il baffo nero. “Tu dicci che ti mando io, e ti fai dare ù Pizzu al quartiere dell’Ammiraglio. Quando hai fatto, non venire da me, portati tutto a casa tua. Poi vai dal carnezziere, ù Lariu, e ci dici che la merce è stata recuperata. Poi ci penso io e qualcosa te la do pure a te”. Cicciuzzu era felice di aver trovato un lavoretto. I suoi coetanei erano sempre indaffarati mentre lui si annoiava in sala giochi, ormai da troppo tempo. Quella mattina si fece la barba e una doccia di colonia, poi salì sul motorino e andò finalmente a prendere il famoso Pizzo. Portò tutto a casa sua, nella borsa di pelle che gli aveva dato lo Zio. Andò da ù Lariu a mani vuote, e seguendo gli ordini senza manco dire buongiorno e buonasera disse “la merce recuperata fu”. Il carnezziere annuì gravemente.
Dopo qualche giorno il ragazzo venne convocato di nuovo dallo Zio. Il Boss era quasi incredulo che tutto fosse andato a buon fine, ma pensò anche che in paese tutti rispettavano il ragazzo per la Famiglia e per questo nessuno aveva fatto problemi. Si complimentò offrendogli un bicchiere di Rosolio, come si fa tra grandi e poi disse “Cicciuzzu, venne ù Lariu, dice che sei stato bravo e che ora servono i Ferri. Tu te la senti di andare a pigghiari sti Ferri?” Cicciuzzu si disse prontissimo, bastava sapere dove e quando. “La settimana prossima arrivano pezzi nuovi” rispose lo Zio, “Tu passa dal Vastiddaro che ti da un furgone, poi vai in zona della vecchia piazza e fatti dare i Ferri più nuovi di tutti, poi al solito passa d’ù Lariu”. Cicciuzzu anche questa volta portò a termine il suo compito senza imprevisti, provocando nella Famiglia stupore e compiacimento. Forse alla fine non era così scimunito.
Lo Zio lo mandò a chiamare di nuovo, e stavolta “è una cosa molto seria” disse. “Sta arrivando la Neve”. “Quando?” Chiese il ragazzo. Lo Zio rispose che mercoledì pomeriggio avrebbe dovuto tenersi pronto. Doveva andare a sedersi nella panchina davanti la Tabaccheria di Ginuzzu ù Tossico e aspettare la Neve, qualcuno gli avrebbe detto qualcosa. Quel mercoledì Cicciuzzu era eccitatissimo. Andò a sedersi nella panchina come aveva detto lo Zio e aspettava la Neve. Erano le tre meno dieci del 27 Luglio. I negozi e le botteghe erano tutti con le saracinesche abbassate, il sole picchiava non passava un’anima. Mentre era lì vide che dal palazzo di fronte una bambina lo guardava divertita e lo salutava con la manina. Ricambiò il saluto. Dopo qualche minuto la bambina uscì di nuovo in balcone con i due fratelli e la mamma, che non appena si affacciarono iniziarono a ridere rumorosamente rompendo il silenzio di quel pomeriggio.
Altre persone incuriosite spuntarono fuori da finestre e terrazzini, e tutti, che fossero vecchi, donne incinte, picciuttunazzi o uomini d’onore scoppiarono in un’unica, grande, inquietante risata. Tutti tranne uno. Ginuzzu ù Tossico si precipitò giù per le scale e una volta davanti Cicciuzzu lo afferrò per il cappuccio e se lo tirò dentro la portineria dello Zio. “Ma chimminchia stai facendo?” gli sussurrò quest’ultimo. “Aspetto la Neve come disse Vossia!” disse Cicciuzzu non privo di orgoglio. Il ragazzo era grondante di sudore in un completo da Sci blu elettrico e verde acqua comprato per l’occasione che avrebbe fatto furore in montagna. Incredulo e cercando di trattenere una risata Ginuzzu ù Tossico gli chiese allora cosa aveva combinato con il Pizzo e i Ferri. “Col Pizzo ci ho riempito la borsa che mi ha dato lo Zio, l’accattai da Pina nella Merceria e adesso è piegato sul tavolo in cucina, che disse a mamà che così non sgualcisce. I Ferri li ho presi al grande magazzino quello nella piazza, sono tutti di marca buona, con il vapore e stira ammira incorporato”.
Come dicevo questa è una storia moderna, del mondo per com’è oggi. Se dobbiamo parlare vero di Mafia, dobbiamo prima chiederci dove realmente sia oggi.