Il ministero della Difesa e dei Trasporti sono stati condannati a pagare 330 milioni di euro di risarcimento alla compagnia aerea Itavia, proprietaria del DC-9 che il 27 giugno del 1980 esplose in volo nei cieli di Ustica. A stabilire la condanna è stata la Corte d’Appello di Roma.
Anthony De Lisi, avvocato e fratello di Elvira De Lisi e zio di Alessandra, due delle 81 vittime, ci invia una lettera che pubblichiamo integralmente.
“2020=40, tanti quanti gli anni di bugie.
Non so se l’anno bisesto sarà sino alla fine funesto, ma di certo il doppio venti in matematica fa 40 come gli anni di bugie sulla strage di Ustica.
Apprendo del risarcimento ottenuto dalla compagnia Italia, sulla cui iniziale ‘solidità commerciale’ ho sempre nutrito dubbi. Ricordo soltanto, per conoscenza diretta, che la sede legale della compagnia era a Catanzaro e pochi mesi dopo la strage i più che modesti uffici risultavano smantellati.
Poco importa. Molto invece mi spinge ad urlare il fatto che per iniziare ad avere brandelli di verità occorrano per la nostra giustizia oltre 40 anni.
Certamente il coinvolgimento di pezzi importanti dello Stato e quello di sevizi, più o meno deviati, è servito a coprire precise responsabilità penali anche in capo a paesi stranieri.
Ho sofferto quando i miei figli non hanno voluto seguire la professione forense che nella mia famiglia è tradizione da oltre tre generazioni. Ho continuato comunque a battermi per quei principi che in uno stato di diritto dovrebbero imporci a preservarne l’applicazione a discapito di chiunque ne minacci il mantenimento.
Continuò ad infondere agli altri ed in particolare ai giovani colleghi di studio quanto sia importante battersi per affermare, anche con la professione forense, la ricerca della verità. Perché cercare la verità significa tutelare i diritti dell’uomo.
Una battaglia di civiltà anche per sancire definitivamente che il 27/06/80 nei cieli italiani 81 incolpevoli civili persero la vita durante un’azione di guerra e come tali andrebbero ricordati ed onorati”.