Chiunque usi l’intelletto come strumento di lavoro e non solo come intermediario tra un comando della mente e l’azione che la soddisfa, non può fare a meno di assiomi, di postulati, di una rete di episteme, che sorreggano il ragionare. Quando delle persone, che discutono e pensano su un dato argomento, non condividono un certo numero di dati epistemologici, allora l’argomento può essere solo uno: la religione. Invece, capita ormai sempre più spesso, che nel mettere insieme dieci intellettuali, e non importa che siano medici, fisici nucleari, filosofi, ingegneri, economisti, sociologici, si avranno non dieci punti di vista diversi, sulla base, di un’epistemologia condivisa, ma dieci opinioni in assenza di fondamento: dieci religioni e dieci fedi.
Quando questo avviene su temi di geopolitica, il disastro e la guerra sono inevitabili. Siamo nel bel mezzo di un incrocio fatale tra un ovvio e prevedibile sommovimento geopolitico (con cause chiare ed esplicite) e un evidente momento di crisi delle Democrazie Liberali Occidentali, non più democratiche come un tempo, e se pur già diverse, per intensità, nei valori che hanno fecondato le repubbliche parlamentari del novecento, ancora non adatte a operare nella nuova situazione globale.
Una Democrazia Liberale è una mediazione avanzata in cui il cuore della politica è la ricerca di un equilibrio tra i diritti egoistici della Sovranità Individuale (e le differenze di classe che così si producono) e quelli altruistici della Sovranità Popolare (con le condizioni di parità che essi provano a ristabilire). Una democrazia si misura sulle Regole del Gioco e non sul Gioco che, proprio perché in democrazia, cambia in rapporto agli interpreti. Sono i regimi assoluti, civili, militari e religiosi, quelli in cui le regole sono già il gioco. Battersi per la democrazia vuol dire difendere le sue regole e la maniera sapiente e condivisa con cui si cambiano quando è necessario, mentre il non farlo, è la strada maestra per indirizzare una comunità verso una Democrazia a Bassa Intensità.
Sono ormai molti anni che le Democrazie Liberali hanno abbassato l’intensità del proprio mandato, per ovvi motivi di trasferimento, di parti delle singole autorità statali e nazionali, verso altre forme di autorità, ancora non definibili esattamente. In questa Terra di Nessuno di autorità, in questo frattempo, le singole semi sovranità, tendono ad agire in maniera schizofrenica, strette tra chi guida questo trasferimento e chi lo contrasta, che in taluni momenti, sono o governo o opposizione nelle singole realtà nazionali. Quest’oggettiva contraddizione, nel ricadere sulle singole Repubbliche Parlamentari, le sta destrutturando e sta disordinando l’assetto geopolitico che conosciamo.
Emmanuel Macron, nel parlare di truppe occidentali palesemente impegnate nel conflitto ucraino, ha semplicemente detto a voce alta ciò che si dice a voce bassa, durante riunioni e incontri operativi, sia politici e sia militari. Quelle dette a voce bassa, poi, vista la situazione, trovano il modo di farsi sentire pubblicamente, com’è avvenuto per lo scambio di opinioni di Ufficiali RAF, che solo i giornalisti occidentali, ormai meri passa carte, possono credere essere state intercettate e non volutamente fatte emergere attraverso la libera stampa.
Le cose dette da Macron e dagli Ufficiali Tedeschi, possono sorprendere chi non conosce lo sviluppo militare francese e tedesco degli ultimi decenni e chi intende i conflitti geopolitici come occasione di scontri dialettici da tavolo o da Piazza, cui ci siamo abituati a giocare utilizzando un’assenza di conflitti (e un’ignoranza in merito) che sul suolo Europeo dura da tanto. Putin non sarà sconfitto ubriacandolo di parole e questioni di principio o con sanzioni economiche ridicole, che in tutta evidenza lo stanno rafforzando. Ormai si è compreso il bivio cui l’Europa si trova: o lascia andare l’Ucraina al suo destino d’inevitabile sconfitta, oppure accetta seriamente lo scontro sul piano militare. Il resto è retorica, o pacifista oppure bellicista, ma da salotto o da Piazza. Gli Stati Uniti che sistemano tutto non esistono più, e se per decenni ci hanno consentito di continuare ad alimentare il salotto e la Piazza, ora hanno altre priorità. Aver pensato di utilizzare e perorare la causa dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea senza pagare nulla è pura follia.
Convincerci che sia sufficiente aver ragione affinché essa prevalga, è pura ingenuità. Siamo talmente intrisi di retorica a buon mercato e d’inutile vaniloquio da aver dimenticato gli insegnamenti di secoli di storia umana. Se non si voleva rischiare la guerra, non si dovevano andare a urtare gli interessi della Russia, questo è l’unico dato razionale che tutti dobbiamo tornare ad aver presente. Non è una questione di chi ha torto o di chi ha ragione: la geopolitica se ne frega dei torti e delle ragioni e il Diritto Internazionale ha un valore puramente accademico. Negli interessi umani che muovono la geopolitica, la discussione sui torti e le ragioni, è gioco infantile, che nella storia ha procurato unicamente disastri. La vera questione è prendere atto delle opposte ragioni, provando a trovare punti di convergenza e compromesso.
Ove queste non ci fossero, le scelte non sono più di due, almeno su questa Terra: o cedere o scontrarsi per tentare di imporre la propria ragione. La Francia, soprattutto, e la Germania, sanno da anni tutto questo (basta fare un’analisi delle loro spese militari e dell’organizzazione delle forze armate). Sono Paesi pronti, in maniera diversa, all’eventualità bellica, mentre il resto dell’Europa continua a indulgere mistificando la realtà, e dando voce sui mezzi di comunicazione a inutili analisi della situazione, che sembrano quei ragionamenti senza destino che Adolf Hitler continuava a fare nel suo Bunker, quando già i Russi erano nel giardino della sua residenza.