La Trattativa Stato-mafia| Una triangolazione di verità - Live Sicilia

La Trattativa Stato-mafia| Una triangolazione di verità

Il Palazzo di giustizia di Palermo

A Palermo e Caltanissetta pm e giudici giungono a conclusioni diverse.

PALERMO – Il giudice Marina Petruzzella parla di “suggestiva circolarità probatoria” per dire che non ci sono prove sull’esistenza della Trattativa. I pm di Palermo sono convinti del contrario e proveranno a dimostrarlo nel processo in corso in Corte d’assise e in quello d’appello a Calogero Mannino, visto che Antonino Di Matteo ha già annunciato che la Procura impugnerà l’assoluzione dell’ex ministro.

In mezzo c’è la posizione molto dubbiosa dei magistrati di Caltanissetta che stanno cercando di raggiungere la verità, quella vera non farlocca, sulla strage di via D’Amelio. Sono loro a dire che “in questo processo manca una prova fondamentale sul movente esterno legato alla trattativa Stato-mafia e cioè il fatto che Cosa nostra avesse appreso che Paolo Borsellino era un ostacolo alla trattativa stessa”. Ed ancora: “Da questo processo è emerso che Paolo Borsellino aveva saputo dei contatti tra i carabinieri del Ros e Vito Ciancimino. Sappiamo che Borsellino, nel periodo precedente al suo omicidio, era fortemente turbato per qualcosa, ma non sappiamo con precisione a cosa si riferisse. È un dato di fatto che Borsellino, l’1 luglio ’92, incontrò l’allora ministro dell’Interno Antonio Mancino, ma l’unico testimone oculare, il magistrato Vittorio Aliquò, ci ha parlato di un breve incontro in cui non si parlò della trattativa”.

Sono sempre i pm nisseni su un altro tra i punti più controversi, l’esistenza del papello, a sostenere che il documento consegnato da Massimo Ciancimino non è utile al processo perché “non possiamo ricondurlo ad alcuna paternità e quindi per noi non ha alcun valore probatorio”.

Insomma, sulla trattativa Stato-Mafia siamo di fronte alla triangolazione delle verità. A Palermo, infatti, considerano il papello con le richieste dei boss allo Stato come la prova del ricatto di Cosa nostra. Il papello è stato consegnato in fotocopia da Ciancimino jr, demolito nella sua credibilità dal giudice Petruzzella. Ieri, però, nel coso del processo in Corte d’assise i tecnici della polizia scientifica hanno spiegato che “nella fotocopia consegnata da Massimo Ciancimino non è stata rilevata alcuna manomissione grafica grafica o merceologica”. Lo sostengono dopo avere analizzato la carta, che “risale al periodo fra l’86 al ’90”, e la fotocopia, eseguita con un metodo usato fra “la fine degli anni Ottanta e la metà degli anni ’90”.

C’è chi ritiene, innanzitutto tra i pm di Palermo del pool Trattativa, che la scientifica smentisca il Gup che ha assolto Mannino. Cosa ha scritto Petruzzella nella motivazione della sentenza? “In conclusione, osserva il giudice, una fitta serie di circostanza si aggiungono a quelle fin qui rilevate, per ritenere che anche il papello consegnato ai Pm da Massimo Ciancimino sia frutto di una sua grossolana manipolazione”

Quali sono le circostanze citate? “Lo ha fornito ai pm solo in fotocopia senza dare di ciò alcuna motivazione plausibile, posto che la circostanza che si trovasse in cassaforte all’estero non avrebbe impedito la consegna dell’originale; è evidente che le fotocopie, con l’uso di carte e inchiostri datati, impediscano l’accertamento delle epoche degli originali, oggetto della copiatura; non ha voluto rivelare chi gli avesse spedito il papello dall’estero, come da lui sostenuto, né perché non potesse dirlo ai pm; ha detto di non conoscere l’autore del papello”.

Ce n’è abbastanza, dunque, secondo il giudice, per ritenere che “anche il papello sia frutto di una sua grossolana manipolazione”. La parola “anche” si riferisce al documento in Ciancimino cui tirava in ballo l’ex capo della polizia Gianni De Gennaro, questo sì taroccato con certezza dal figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo .

In definitiva non è possibile stabilire se il papello sia vero o meno, ma solo affermare che la sua datazione è compatibile con il periodo in cui l’accusa colloca la Trattativa. Il punto è che quanto scritto e ascoltato fra Palermo e Caltanissetta finisce per alimentare la confusione. Ognuno ha una sua verità, ma nessuno ha raggiunto l’unica verità che conta sotto il profilo giudiziario, quella al di là di ogni ragionevole dubbio.

 


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