PALERMO – La violenza era il tratto distintivo di Antonio Massimino, arrestato all’alba con l’accusa di essere il nuovo capomafia di Agrigento. C’è un’immagine simbolo agli atti dell’inchiesta della Procura di Palermo.
Massimino punta un giravite contro il volto di Fabio Contino, pure lui finito in manette, all’interno di un autolavaggio. Le frasi che tradiscono la sua indole violenta sono rimaste impresse nei nastri magnetici delle microspie piazzate dagli agenti della Direzione investigativa antimafia, guidati dal capo centro Paolo Azzarone.
Massimino parlava di“…due colpi di ferro…” da dare a qualcuno. A volte era ancora più esplicito: “… si ci deve sparare”. Massimino era disposto a tutto pur di fare rispettare i suoi diktat.
Emblematico è dialogo avuto con Antonio Mangione: “Ninù, ti sei salvato quella sera e e non ti .salvi più in mano a me Ninù… ti vengo a prendere sino all’ostia divina se è necessario. E rivolgendosi ad Eugenio Gibilaro aggiungeva: “… e non mi dire più che ci sono i bambini perché ammazzo pure i bambini… e pure a sua moglie vedi”.