"La vita è (un) sogno": ottimo debutto al Brancati di Catania

“La vita è (un) sogno”: ottimo debutto al Brancati di Catania

Regia e scene sono di Giuseppe Dipasquale: "Tutta la commedia ci rivela come i personaggi si illudano di amare".

CATANIA. La vita è (un) sogno di Pedro Calderon della Barca, con la  traduzione e adattamento regia e scene di Giuseppe Dipasquale, produzione Teatro della Città, ha debuttato con successo al Teatro Brancati di Catania e sarà in scena fino a domenica 26 marzo.

Dipasquale, questo di Calderon è un capolavoro del teatro mondiale di tutti i tempi. Che valore ha riproporlo oggi?  

La vita è sogno, è una commedia morale. Bisogna partire dal senso che viene esplicitato con chiarezza nel testo: la vita è come un sogno! I significati di questa espressione si possono certo rintracciare all’interno di una concezione giudaico-cristiana della vita. Il nostro passaggio sulla terra è una sorta di illusoria incarnazione che ci richiama alla vita celeste cui siamo destinati con la nostra propria azione. Ma quello che va compreso è il senso, sofisticato e profondo, di questo assioma. 

Perché, in che cosa e come la vita è un sogno soprattutto in una società laica come la nostra?

La risposta credo risieda nella capacità dell’uomo di interpretare la realtà attraverso i sentimenti e le passioni, più che attraverso la ragione. Noi amiamo, odiamo, soffriamo per effetto di una costruzione tutta personale e illusoria della realtà. Ci facciamo un’idea del mondo in base alle nostre emozioni che ci fanno vedere le cose in un senso o nell’altro. 

Quindi il sogno è un meccanismo permanente di illusione, un “velo di Maia” che non si scioglie mai?

Tutta la commedia ci rivela come i personaggi si illudano di amare, odiare ecc. senza mai realmente trovarne la radice del sentimento. Calderon utilizza questo gioco nel suo fine morale, ma in fondo la commedia si presta a scandagliare il principio di identità dell’uomo anche a prescindere dall’azione morale. Nell’atto in sé del vivere non esisterebbe razionalmente giudizio, ma se lo poniamo a contatto con il nostro bisogno di identificarci ecco che assume una sfumatura o un’altra che ci distingue, che ci fa vivi.

Un “cast” di rilievo composto da Mariano Rigillo, Angelo Tosto, Ruben Rigillo, Silvia Siravo, Filippo Brazzaventre, Alessandro D’Ambrosi, Valerio Santi, Federica Gurrieri; costumi di Dora Argento e immagini di Francesco Lopergolo.


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