PALERMO – Sulla carta è solo l’annuncio di un patto federativo ma, tra le righe, è facile leggere una manovra politica ben più ampia e con un obiettivo non dichiarato ma sufficientemente chiaro.
Nasce a Palermo il fronte ‘anti-Schifani’ che, con un colpo solo, mette insieme il sindaco Roberto Lagalla e l’Mpa di Raffaele Lombardo in cui è da poco confluito (almeno nel gruppo Ars) anche Gianfranco Micciché, con un perimetro che potrebbe ampliarsi.
Operazione sotto traccia
Un’operazione a cui i tre lavorerebbero da tempo e di cui c’erano stati anche alcuni segnali: rimasta sotto traccia, è venuta ora allo scoperto adesso in risposta alla crisi che si è consumata proprio a Palazzo delle Aquile e che ha visto contrapposti l’ex rettore e il presidente della Regione.
Non è un caso che l’unico partito di centrodestra a non firmare la nota a Lagalla per una verifica di maggioranza sia stato proprio il movimento di Lombardo e, a questo punto, il duello tra il governatore e Davide Faraone potrebbe aver avuto come obiettivo invece il sindaco che ha difeso a spada tratta i “suoi” renziani.
La nota
“Nel corso di un incontro svoltosi recentemente tra il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e gli onorevoli Raffaele Lombardo e Gianfranco Miccichè – si legge in un comunicato – è stata avviata un’interlocuzione sul possibile rafforzamento dell’azione politica a livello locale e regionale nell’ottica di attivare intese programmatiche su temi di comune interesse quali la riforma degli enti locali, l’autonomia, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, la sanità, lo sviluppo economico, l’innovazione, la formazione della nuova classe dirigente ispirata a competenza e trasparenza”.
Non solo Palermo
I tre mettono in chiaro la collocazione nel centrodestra ma, al tempo stesso, annunciano la volontà di “integrare la propria presenza sui territori, nelle istituzioni e nelle assemblee elettive, nella concreta prospettiva di varare liste comuni in occasione delle prossime scadenze elettorali, locali e regionali”.
Palermo ospiterà “la prima conferenza della federazione tra i due movimenti”, ossia quello autonomistico e la lista “Lavoriamo per Palermo” ma in programma ce ne sono diverse “nelle città capoluogo e nelle principali località della Sicilia”.
Il progetto
L’idea appare quella di aggregare un fronte che faccia da contraltare al governatore. Il “volto” dell’operazione sarà Lagalla, all’indomani della crisi, che già dialoga con Antonio Tajani.
Ma ci sono anche Lombardo, i cui rapporti col presidente della Regione da tempo non sarebbero idilliaci, e Micciché che, più di ogni altro, incarna la contrapposizione interna al centrodestra. Un fronte che potrebbe anche allargarsi e guardare a quanti, non solo a destra, cercano collocazione.
Difficile ma non impossibile un canale di dialogo con Cateno De Luca che, proprio in questi giorni, ha annunciato l’addio al centrosinistra e, in un’eventuale scomposizione dei classici poli, perfino un feeling con i renziani (che il M5s non vogliono in coalizione) non sarebbe da escludere.
I movimenti in consiglio
Per il momento nulla cambierà al consiglio comunale di Palermo, dove il gruppo che fa capo a Lagalla manterrà la sua denominazione e il suo attuale assetto. Non è un mistero, però, che ci siano in corso serrate trattative per attirare nuovi nomi che diano sostanza al progetto.
Tra i “corteggiati” ci sarebbero Gianluca Inzerillo, forzista vicino a Giorgio Mulé che vanta un antico rapporto con Micciché e qualche attrito con Schifani, l’altro azzurro Ottavio Zacco (in freddo con l’assessore regionale Edy Tamajo) e perfino l’ex Pd Carmelo Miceli, oggi al Misto.
Lo scenario
Al momento lo scenario è in continua evoluzione e molto dipenderà da quello che succederà nei prossimi mesi, quando il nuovo patto federativo si misurerà nelle urne: un modo per l’Mpa di radicarsi a Palermo, dove Lagalla conta su tre assessori, cinque consiglieri comunali e vari posti di sottogoverno e per il sindaco di allargare la propria sfera d’influenza oltre il capoluogo, non avendo nemmeno il problema della composizione delle liste.
Le prossime Regionali sono ancora lontane e, in base a quello che succederà a livello nazionale, non è detto che i futuri schemi saranno uguali a quelli del 2022. Tre anni sono tanti e il nuovo patto federativo potrebbe provocare nuovi contraccolpi nel centrodestra dove, adesso, si attende la contromossa di Schifani.