E’ sempre alto in Sicilia l’indice di diffusione di casi di corruzione e di peculato. Lo segnala, nella relazione inaugurale dell’anno giudiziario della sezione giurisdizionale della Corte dei conti, il presidente Luciano Pagliaro. Quasi tutte le sentenze di condanna (41) e di assoluzione (22) hanno riguardato le tipologie di danno collegate a reati come il peculato, la corruzione e la concussione. Si tratta di illeciti commessi nell’esecuzione di lavori pubblici, nel conferimento di incarichi di consulenza, nell’indebita percezione o nell’uso distorto di contributi comunitari. Diversi gli episodi di ”malasanita”’. La Corte dei conti ha anche promosso giudizi per danni all’immagine della pubblica amministrazione provocati appunto dalle condanne per corruzione e altro. Ma le iniziative della magistratura contabile hanno dovuto confrontarsi, ha denunciato Pagliaro, con le limitazioni imposte da una norma del 2001. E si tratta, ha spiegato, di una norma che ”circoscrive, in modo probabilmente eccessivo, i casi in cui e’ configurabile una compromissione della reputazione, del prestigio e della credibilita’ dell’amministrazione”.
Per Pagliaro appaiono preoccupanti i limiti alla perseguibilita’ del danno all’immagine ai soli casi in cui vi sia stata una condanna per reati contro la pubblica amministrazione. La sezione siciliana della Corte dei conti e’ stata la prima a sollevare per questo una questione di legittimita’ costituzionale. Altre difficolta’ all’azione dei giudici vengono, sempre a giudizio di Pagliaro, anche da quelle norme che prevedono la possibilita’ di eccepire la nullita’ degli atti compiuti dal pm ”in ogni momento” e da ”chiunque vi abbia interesse” sia nei casi in cui sia violata la nuova disciplina sul danno all’immagine sia in mancanza di una ”specifica e concreta notizia del danno”. Quest’ultima disposizione impone che sul danno prodotto si abbiano notizie molto precise. Non bastano in sostanza segnalazioni generiche da approfondire con successivi accertamenti. Tutto questo, ha denunciato Pagliaro, non appare estraneo al disegno del legislatore di ridimensionare i poteri del pm ”gia’ compromessi dalla riduzione da dieci a cinque anni dei termini di prescrizione” degli illeciti. Malgrado le difficolta’ incontrate la Corte dei Conti ha emesso sentenze di condanna per oltre 4 milioni e 381 mila euro. In gran parte si tratta di dipendenti statale e di enti locali; un solo caso riguarda un dipendente regionale.
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