L'amore contro l'autismo | E Palermo torna pulita - Live Sicilia

L’amore contro l’autismo | E Palermo torna pulita

La manifestazione
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(Video di Martina Miliani) Alessio suona, sul palco improvvisato a piazza Politeama per la giornata dell’autismo. Si inerpica su spartiti difficilissimi. Affronta Chopin con tenerezza. Alla fine di una scalata vorticosa al pianoforte, si gira verso il suo maestro e sussurra: “Ho sbagliato?”. Sì, forse, sì. Per fortuna.  E’ un errore il miracolo che vediamo per i nostri luoghi comuni seminati con ostinazione. E‘ la verità che si fa largo, abbagliando. Eravamo rimasti a Dustin Hoffmann che azzecca il numero degli stecchini per terra, senza neanche contarli.

Chi è l’autistico, secondo imprinting cinematografico? Un simpatico Rainman, uno spirito esiliato, capace di compiere prodigi che strappano gli applausi del pubblico, con lo sguardo perso nel vuoto. Uno che ha bisogno di incontrare lo stesso telefilm, ogni giorno, alla stessa ora. E c’eravamo dimenticati dell’anima che risplende tra le dita. Non soltanto bravura tecnica. Non gli “oooooh” che accompagnano l’esibizione. Alessio non sembra lontano, mentre chiama le stelle del Politeama, una a una, col suo cuore di ragazzo pianista. Alessio è qui, talmente vicino che non ci basta stare ai bordi della scena, con un vento di commozione che prende possesso del viso di tutti. Vorremmo salire ad abbracciarlo. Ma ci accontentiamo di scrutarlo dal basso. Le sue spalle si curvano nei passaggi più astrusi. Si distendono quando la nota scorre piana, non più trattenuta. Ci prende un brivido allo stomaco, quando il suo sguardo da bambino cerca la comprensione del maestro con un’occhiata timida. E sempre quella domanda. Alessio semina bellezza. Ma si inquieta e chiede: “Ho sbagliato?”. E piazza Politeama piena di gente trattiene il fiato per lui.

Non c’è Rainman in questa sera che illumina una città finalmente civile, raccolta e capace di solidarietà. Ci sono i padri e le madri dei bambini autistici. Ci sono i figli, sdoganati dal silenzio, non liberi dalla sofferenza, mostrati dentro un involucro di amore che li protegge come può, come ha imparato dalle lacrime. Una mamma trafigge: “Non ci sono parole”. Un’altra diventa voce narrante di una concitazione quotidiana di lotta, coraggio e dolore, tra l’alito del drago e le ali dell’angelo: “Sono l’autismo, ti porto via tutto”. E pure quelli che sono stati risparmiati dal ciclone, ascoltano attenti, con le antenne dritte. Colgono ogni respiro di quel mondo che si spiega, che svela la sua luce sepolta nell’ombra.
Palermo munnizzara, colma di promesse elettorali e manifesti non c’è più. Non c’è più Palermo incazzata, maleodorante, decomposta. Spunta il corpo di una comunità viva, sotto le macerie.

Non c’è solo Alessio. C’è un’altra bimba. Carezza il piano e agita le mani per salutare. C’è un coro di bambini guidato da una dottoressa. Una giovane psicologa dice: “E’ un lavoro faticoso che offre tante soddisfazioni”. Lei con gli altri, nell’esercito silenzioso della speranza. C’è Rosi Pennino, epicentro del comitato “L’autismo parla”. Ci sono tante mamme che ripuliscono Palermo e le danno dignità di luogo da condividere. Almeno per una volta.

E c’è Alessio che suona, con le spalle piegate. E’ un viaggio continuo dal dentro al fuori. Scende dal palco in un uragano d’applausi. Insiste con la domanda che lo tormenta: “Sono stato bravo?”. Sì, Alessio. Sei stato bravissimo. Nella notte del Politeama, Rainman, l’uomo della pioggia, non c’è più. Ci sono pezzetti di stelle caduti per strada. Ci sono strane lacrime, uguali al sorriso.

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